La paura di diventare un peso: come aiutare gli anziani a non sentirsi di troppo

Capita spesso che, molti anziani, finiscono per sentirsi di troppo nel corso degli anni. La paura di diventare un peso si intervalla con la solitudine e la nostalgia dei tempi passati. Ecco la soluzione da adottare.

C’è un silenzio particolare che abita molte case dove vivono persone anziane. È un silenzio denso, che non ha niente a che fare con la quiete desiderata o il bisogno di tranquillità. È un silenzio che pesa, che si insinua nei pensieri quando le giornate scorrono sempre uguali. In quel silenzio cresce un sentimento che ha poco a che vedere con l’età anagrafica: è la paura di diventare un peso. Una vita fatta di impegni e sacrifici, ha reso le giornate di moltissime persone, cariche di impegni e responsabilità. Con l’arrivo della pensiona e la crescita dei figli, sono molteplici le sensazioni e gli stati d’animo provati. Non è una semplice insicurezza, ma qualcosa di più profondo e stratificato.

Si insinua lentamente, spesso senza essere nominata, come una vergogna che non trova le parole per esprimersi. Colpisce uomini e donne che hanno vissuto esistenze piene, che hanno costruito famiglie, lavorato duramente, amato con generosità, e che ora si trovano a fare i conti con un corpo che cambia, con una società che sembra avere fretta, con un mondo che non li aspetta più. Questa paura si manifesta nei gesti quotidiani: nel rifiutare un passaggio anche quando le gambe faticano, nel dire “va tutto bene” quando invece qualcosa non lo è, nell’evitare di chiedere aiuto anche per le piccole cose. Non è orgoglio, è il timore di disturbare, di sottrarre tempo, di trasformarsi in un problema per chi si ama. È una forma di pudore emotivo.

Perché gli anziani avvertono la necessità di sentirsi utili: la spiegazione è semplice

Ciò che spesso sfugge a chi guarda dall’esterno è che gli anziani non desiderano solo cure e sicurezza. Molti vogliono sentirsi ancora parte attiva della vita. Vogliono contare, essere ascoltati, poter contribuire, anche in modi diversi da quelli che conoscevano. Il dolore più grande non è l’accettazione del tempo che passa, ma la sensazione di non avere più un posto nel mondo. È questa l’origine profonda del sentirsi “di troppo”. Non sono solo le parole o le azioni a generare questo senso di esclusione, ma anche le omissioni, le distrazioni involontarie, i discorsi che li escludono, le decisioni prese senza consultarli. Ogni volta che la loro voce non viene cercata, ogni volta che si dà per scontato che “non capiscano” o “non serva dirlo”, si alimenta l’idea che non abbiano più un ruolo. Questa sensazione alimenta malcontento e tristezza in moltissime persone. I figli diventano grandi e costruiscono nel tempo, una famiglia tutta loro. Per evitare però, che gli anziani si possano sentire tristi e soli, sono questi i consigli da mettere in pratica.

Ecco come far sentire gli anziani, amati e coccolati
Ecco come far sentire gli anziani, amati e coccolati

Aiutarli significa soprattutto riconoscere questa sete di significato. Vuol dire ascoltare, anche quando parlano a lungo del passato. Vuol dire accettare la lentezza, i racconti ripetuti, le emozioni che riaffiorano improvvisamente. Ma vuol dire anche trovare modi nuovi per farli partecipare al presente, chiedere un consiglio, coinvolgerli in una decisione familiare, permettere loro di insegnare qualcosa, di lasciare un segno. Spesso, la società moderna impone un modello di efficienza che taglia fuori chi non riesce più a stare al passo. Eppure, proprio nella lentezza degli anziani c’è un sapere prezioso: quello dell’attesa, dell’ascolto, della memoria. Non possiamo educare le nuove generazioni al rispetto e all’empatia se non impariamo a guardare all’invecchiamento non come a una perdita, ma come a una trasformazione. Quante volte ci capita di ascoltare per ore le storie dei nostri nonni? E’ proprio attraverso quei racconti che è possibile apprendere molte situazioni a noi, poco chiare e dare valore a ciò che oggi, risulta quasi meccanico e poco valorizzato.

Anziani e solitudine: lo studio psicologico che analizza la tematica nel dettaglio

Un’importante ricerca sull’argomento è stata svolta dall’Università della Calabria e pubblicata nel 2017 sulla rivista dell’AIP “Psicogeriatria“. Lo studio, intitolato “Anziani e depressione: il ruolo della solitudine”, ha indagato l’impatto della carenza di supporto sociale sulla sensazione di solitudine negli anziani. Secondo i risultati, esiste un forte legame tra solitudine e l’insorgenza della depressione in età avanzata. La solitudine oggettiva riguarda le persone anziane che vivono effettivamente da sole, mentre quella soggettiva si riferisce al sentirsi soli anche in presenza di altri, a causa della mancanza di legami significativi. La ricerca mette inoltre in evidenza che negli anziani la depressione può presentarsi in modo diverso rispetto agli adulti più giovani. Spesso si manifesta attraverso sintomi fisici, preoccupazioni legate alla salute e malesseri corporei, oltre alla riduzione dell’energia e alla perdita di interesse per le attività. Questi segnali vengono frequentemente scambiati per effetti naturali dell’invecchiamento. Lo studio sottolinea quindi la necessità di riconoscere e affrontare la solitudine e l’isolamento sociale come elementi centrali nella prevenzione e nel trattamento della depressione tra gli anziani, al fine di migliorare il loro benessere psicologico e favorire un maggiore senso di inclusione nella comunità.

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