C’è un errore che fanno tutti quando mettono il cibo in freezer: nutrizionista rivela di cosa si tratta e cosa bisogna fare.
Il congelamento, se eseguito correttamente, arresta i processi di deterioramento degli alimenti, bloccando l’attività dei microrganismi e degli enzimi. Questo avviene perché l’acqua contenuta negli alimenti si trasforma in ghiaccio, diventando indisponibile per le reazioni che portano alla decomposizione. Non si tratta, però, di una sterilizzazione: i batteri restano vivi ma inattivi, a patto che la temperatura rimanga costante e sufficientemente bassa. La convinzione secondo cui gli alimenti congelati “non scadono” va interpretata con cautela. È vero che, mantenendo la catena del freddo, il rischio microbiologico è minimo anche dopo mesi. Tuttavia, col tempo, le caratteristiche organolettiche – come sapore, consistenza e profumo – tendono a deteriorarsi, rendendo il prodotto meno gradevole, pur restando sicuro da un punto di vista sanitario.
Sulle confezioni è indicato il termine minimo di conservazione (TMC), accompagnato dalla formula “da consumarsi preferibilmente entro”. Questa data non segna un limite rigido, ma indica fino a quando il prodotto conserva al meglio le proprie qualità. Oltre il TMC, può essere ancora consumato senza rischi, anche se potrebbe presentare alterazioni sensoriali. Il congelamento quindi rappresenta un efficace strumento di conservazione, in grado di prolungare la sicurezza degli alimenti, ma non la loro perfetta qualità. Anche dopo la scadenza indicata, un alimento congelato può rimanere commestibile, purché venga controllato attentamente, soprattutto nell’aspetto e nell’odore, dopo lo scongelamento.
C’è un errore che tutti fanno quando congelano il cibo: ecco di cosa si tratta e come evitarlo
Il termine minimo di conservazione cambia, a seconda dell’alimento congelato: a -18°C, carne bianca come pollo o tacchino può conservarsi fino a 12 mesi, anche se i tagli a pezzi durano un po’ meno. Le carni rosse, come manzo e agnello, mantengono la qualità tra i 6 e i 12 mesi, mentre il maiale, più grasso, regge in media 4-10 mesi. I pesci magri, come merluzzo e sogliola, durano fino a 18 mesi, i pesci grassi meno. Molluschi e crostacei vanno consumati entro 6 mesi, per non comprometterne la qualità sensoriale. Per chi vuole consumare gli alimenti entro il termine minimo di conservazione, conviene non sottovalutare un semplice gesto, da fare prima di mettere gli alimenti in freezer. A rivelare di cosa si tratta, è stato un noto esperto di alimentazione e tecnologo alimentare, e cioè il dottor Panarelli.
In particolare, l’esperto ha rivelato che c’è un errore che fanno tutti quando congelano gli alimenti, dimenticandosi che questi hanno un termine minimo di conservazione: quello di non scrivere la data di congelamento sulla confezione dell’alimento, prima di inserirlo in freezer. Facendolo, in effetti, ci si ricorderà più facilmente quando l’alimento inizierà a perdere le sue qualità e i suoi nutrienti. Annotare la data di congelamento sugli alimenti è una pratica semplice ma fondamentale. Permette di controllare il tempo di conservazione e di consumare i prodotti quando conservano ancora buone proprietà nutrizionali e sensoriali.
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Il freddo rallenta ma non arresta del tutto i processi degradativi: col tempo, anche in freezer, i grassi possono irrancidire, le proteine alterarsi e alcune vitamine degradarsi. Senza un riferimento temporale, si rischia di superare il termine minimo di conservazione, con conseguente perdita di gusto e valore nutritivo. Segnare la data consente una migliore gestione del freezer, riduce gli sprechi e favorisce una dieta più equilibrata.