La storia di Silvia, affetta, come sua figlia piccola, da disabilità motoria. Da anni attende un alloggio popolare, e nel frattempo lei e la sua famiglia vivono in una casa angusta. Nemmeno essere disabili ‘aiuta’
Il diritto all’abitazione è una tematica molto urgente in Italia. paese in cui questa tematica si scinde in due fenomeni, entrambi molto diffusi, ed entrambi urgentissimo. Da un lato, l’abusivismo, e quindi persone che, in maniera del tutto illecita, occupano spazi abitativi senza alcuna autorizzazione (spessissimo, entrando in case già abitate, approfittando di un periodo di lontananza del residente). Dall’altro, la grave emergenza abitativa di centinaia di famiglie, che non possono permettersi di pagare affitti per le condizioni economiche disagiate. E per le quali la soluzione dell’edilizia popolare sarebbe ideale. Se non fosse che i tempi d’attesa per un alloggio popolare sono biblici, e la risposta delle istituzioni è di frequente inadeguata, se non latitante.
Mattino Cinque, trasmissione Mediaset, ha raccolto la drammatica testimonianza di una famiglia con madre e figlia affette da disabilità motoria. Attendono da anni un alloggio popolare in cui poter vivere con comodità, ma, nel frattempo, le loro condizioni abitative non sono per nulla consone al loro stato di salute.
Case popolari, la storia di Silvia: “Siamo disabili, ma siamo in graduatoria da 5 anni”
A parlare è Silvia: “Sono quasi cinque anni che aspettiamo. Per fare la domanda delle case di edilizia residenziale pubblica, bisognava aspettare 3 anni di residenza. Abbiamo aspettato, e siamo riusciti a fare la domanda, entrando in graduatoria nel 2023, ma in 2° posizione. Quest’anno siamo scesi alla quinta“, spiega la donna, collegata in diretta con lo studio della trasmissione di Canale 5.
“Sinceramente a me sembra un’assurdità, perché a noi la casa non sarà mai data, dal momento che le abitati hanno solo barriere architettoniche, e io e la mia bimba siamo disabili a livello motorio. Abbiamo bisogno di strutture senza barriere architettoniche. Abbiamo mandato email al sindaco e agli assessori, la risposta del sindaco è stata: “Bisogna aspettare che si liberino i posti”. Intanto, stiamo vivendo in 30 metri quadrati. Dovrò sempre ringraziare la padrona di casa che mi ha affittato questo appartamento, ma negli anni la bimba è cresciuta, e le difficoltà sono aumentate”.
Fin quando in Italia mancherà una politica per la casa, storie come quella di Silvia saranno sempre più frequenti e, purtroppo, irrisolte. Al di là del colore dei governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi anni, l’assenza di un piano sulla tematica abitativa è un dato di fatto. Eppure, non dovremmo mai dimenticare che la casa è un diritto, e non un privilegio.