Nei negozi di abbigliamento si può prevedere che il cliente non abbia diritto ai cambi dei vestiti, e che addirittura non possa provarli? Ecco la risposta di un noto esperto di tutela dei consumatori.
Il settore dell’abbigliamento è uno dei settori più redditizi, del commercio internazionale. Non può essere altrimenti, dato che tutti gli esseri umani hanno bisogno di vestirsi, quasi come hanno bisogno, ad esempio, di mangiare. E proprio come nel caso del settore della ristorazione, il settore dell’abbigliamento e caratterizzato da una grande varietà di scelta. Una grande varietà di scelta che, naturalmente, si traduce in una grande varietà di prezzi e di soluzioni.
Nel mondo, in effetti, esistono tantissimi negozi di abbigliamento, i quali possono proporre capi dai prezzi diversissimi. A seconda del tipo di capo d’abbigliamento, dei materiali usati, e, naturalmente, anche del marchio dei vestiti proposti, i prezzi possono variare da pochi euro, fino a migliaia e migliaia di euro. Quasi tutti i negozi di abbigliamento, però, sono accomunati dalla possibilità di provare i vestiti, prima di acquistarli, per capire se e come vadano, e se vestano bene. Molti negozi, inoltre, prevedono la possibilità, per il cliente, di cambiare i vestiti.
Un cartello vieta di provare i vestiti e anche di cambiarli: un noto avvocato rivela se è possibile prevedere questo divieto nei negozi di abbigliamento
Ma i clienti hanno il diritto a provare i vestiti e a cambiarli, nel caso in cui non vestano bene, oppure queste sono solo delle cortesie dei negozianti? A questa domanda ha risposto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: il noto esperto di tutela dei consumatori, e avvocato, in effetti, ne ha parlato, in merito a un cartello che vietava sia di provare i vestiti, che di cambiarli. Ma è legittimo prevedere questo cartello o, perlomeno, si deve permettere ai clienti di provare i vestiti?
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Può sembrare strano, ma, secondo quanto spiegato dall’esperto di tutela dei consumatori, il cartello è completamente legittimo. L’esercente, infatti, non è obbligato a far provare i capi, e neppure le calzature o altre tipologie di capi d’abbigliamento. È una cortesia che prevedono quasi tutti i negozi, ma non è, dunque, un obbligo. Non è, altresì, un obbligo quello di far cambiare la merce: il cliente non può, cioè, pretendere di cambiare un capo, acquistato nel negozio in questione, nel caso in cui non vada bene. Naturalmente, però, il cliente non ha nemmeno l’obbligo di acquistare in un determinato negozio: se entrambe le condizioni previste dal cartello, potessero sembrare troppo rigide, messe insieme, si potrebbe tranquillamente cambiare negozio. Del resto, è difficile trovare un negozio in cui, perlomeno, non facciano provare i capi.