Partita Iva: è vero che non serve sotto i 5.000 euro? Il chiarimento dell’esperto

Una diceria molto diffusa sulla partita Iva è quella secondo cui non serve aprirla, se i guadagni annuali sono inferiori a 5.000 euro: ma è vera, o si tratta solo di una diceria? Ecco cosa dice un noto esperto.

La partita IVA rappresenta un codice identificativo di 11 cifre che consente al fisco italiano di riconoscere lavoratori autonomi, imprese e società. Questo strumento è necessario per gestire correttamente le attività economiche, emettere fatture, pagare le imposte e adempiere agli obblighi fiscali e previdenziali. La sua struttura prevede una parte identificativa del titolare, una componente territoriale e una cifra di controllo finale. La partita IVA costituisce, quindi, uno strumento indispensabile per chi vuole esercitare un’attività economica in modo regolare, comportando doveri fiscali precisi ma anche alcune agevolazioni per nuove attività.

L’obbligo di aprire una partita IVA riguarda, in particolare, chi svolge attività economiche o professionali senza essere un lavoratore dipendente. Rientrano in questa categoria, ad esempio, lavoratori autonomi come professionisti e freelance, imprese individuali, società e commercianti che operano con regolarità. Proprio sull’obbligo normativo di aprire una partita IVA c’è un problema: ci sono, in effetti, alcuni casi in cui l’obbligo di aprire una partita Iva non c’è, anche in presenza di un’attività economica, e, pertanto, questo porta a una certa confusione e all’insorgere di diversi dubbi. Quando c’è, quindi, effettivamente, l’obbligo di aprire una partita Iva, e quando questo non si presenta?

Partita Iva: c’è veramente il limite dei 5.000 euro, o l’obbligo normativo è differente? La spiegazione dell’esperto

Una delle dicerie più diffuse sull’obbligo della partita Iva, riguarda i guadagni annuali: c’è chi dice, infatti, che non è necessario aprirla, nel caso in cui i guadagni annuali della determinata attività economica siano inferiori a 5.000 euro. Ebbene, questa diceria è falsa: a confermarlo, è stato un noto esperto di economia, il commercialista Massimiliano Allievi. Il limite dei 5.000 euro, in realtà, riguarda la necessità di iscriversi all’INPS e pagare i contributi alla suddetta gestione. Questo limite non riguarda, però, la necessità di aprire la partita Iva e, qualora si seguisse la suddetta diceria, si rischierebbero anche sanzioni importanti. Ma allora, quando è che sorge l’obbligo e quando, invece, esso non sovviene?

Partita Iva euro
Un tipo di lavoro autonomo.

Il ragionamento da fare, per capire se bisogna aprirla, non riguarda, quindi il fatturato, il reddito e tutto quello che si è prodotto durante l’anno. Si possono, cioè, guadagnare anche solo 500 euro in un anno, ma potrebbe risultare sempre necessario aprire il suddetto codice. Invece, spiega l’esperto, per capire se è necessario aprire la partita Iva, bisogna chiedersi semplicemente se l’attività è continuativa: se questa attività, cioè, è ripetuta nel tempo, e non viene fatta in maniera saltuaria, bisognerà aprire assolutamente questo codice identificativo, indipendentemente dal guadagno. Un altro requisito importante per farci dire se bisogna aprirla o no, infine, è la presenza di un’organizzazione dell’attività. Ricapitolando, quindi: se l’attività è puramente occasionale e non prevede un’organizzazione, allora si potrà usare la prestazione di lavoro occasionale, conosciuta come ritenuta d’acconto. Viceversa, se l’attività è continuativa e organizzata, aprirla sarà fondamentale.

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