L’indecisione non è semplicemente una questione momentanea.
Alcune persone sembrano bloccate in un ciclo continuo di dubbi, esitazioni e ripensamenti. Secondo lo psicologo Eric Rassin, il perfezionismo è una delle cause principali di questo fenomeno. Chi cerca di fare sempre la scelta perfetta teme il rimorso e la vergogna di un possibile errore. Questo porta a procrastinare le decisioni, aspettando il momento in cui si avrà la certezza assoluta di fare la scelta giusta. Anche gli studi di Gayton e Burgess confermano che il perfezionismo contribuisce all’indecisione. Le persone che si pongono standard elevati tendono a rimandare le decisioni per paura di non essere all’altezza delle proprie aspettative. Questo meccanismo crea un circolo vizioso in cui il bisogno di certezza assoluta impedisce di agire.
Ansia e neuroticismo: il peso delle emozioni
Oltre al perfezionismo, anche l’ansia gioca un ruolo centrale nell’indecisione cronica. Jana-Maria Hohnsbehn e Iris Schneider hanno studiato come l’ansia possa proteggere dalle decisioni impulsive, ma allo stesso tempo aumentare la paura di sbagliare. Quando l’ansia è molto alta, il cervello percepisce ogni scelta come un potenziale pericolo e porta a evitare le decisioni piuttosto che affrontarle. La ricerca di Rassin e Muris (2005) ha evidenziato che le persone indecise sono spesso più preoccupate delle possibili conseguenze negative di una scelta rispetto ai suoi benefici. Questo fenomeno porta a una paralisi decisionale in cui ogni opzione sembra rischiosa. Anche Germeijs et al. (2006) hanno trovato che chi soffre di indecisione cronica tende a credere di non avere mai abbastanza informazioni per prendere una decisione informata. Questa continua ricerca di dati e conferme allunga i tempi decisionali senza portare a una soluzione definitiva.
L’indecisione tra psicologia e neurobiologia
Alcuni studi suggeriscono che l’indecisione non sia solo una questione psicologica, ma abbia anche basi neurobiologiche. Sarah G. Danborn, ad esempio, ha esplorato il fenomeno attraverso la teoria dei “sé veri e falsi” di Winnicott. Secondo questa prospettiva, l’indecisione potrebbe derivare da un conflitto tra diverse identità potenziali, in cui la persona non sa quale versione di sé stessa seguire. Un’analisi condotta da Barkley-Levenson e Fox ha rivelato un dato sorprendente: alcune persone indecise possono essere anche impulsive in determinate situazioni. Questa apparente contraddizione suggerisce che l’indecisione non sia sempre sinonimo di esitazione, ma possa nascondere una difficoltà nel gestire gli impulsi e le scelte in modo equilibrato. L’indecisione non dipende solo dai tratti della personalità, ma anche dal contesto. The Practical Psychologist sottolinea che quando ci troviamo di fronte a troppe opzioni, il nostro cervello fatica a scegliere. Questa condizione, nota come “paradosso della scelta”, porta a una maggiore insoddisfazione e a un’ansia crescente nel prendere decisioni.
Anche la mancanza di informazioni può ostacolare il processo decisionale. Quando una situazione è ambigua o non si hanno abbastanza dati, il rischio percepito aumenta e porta a rimandare la scelta. In alcuni casi, anche esperienze negative passate possono alimentare la paura di decidere, rendendo le persone ancora più esitanti.
Comprendere le cause dell’indecisione può aiutare a trovare strategie per affrontarla. Essere consapevoli del ruolo del perfezionismo, dell’ansia e del sovraccarico di opzioni permette di riconoscere i meccanismi mentali che ci bloccano. L’obiettivo non è eliminare del tutto l’indecisione, ma imparare a gestirla in modo sano ed efficace.