Perché amiamo gli antieroi di Mare Fuori: la psicologia dietro il successo di Rosa Ricci

Perché ci piacciono tanto gli antieroi come Rosa Ricci in Mare Fuori: cosa dice la psicologia.

C’è qualcosa di magnetico nei personaggi come Rosa Ricci, la giovane ribelle di Mare Fuori. Qualcosa che va oltre la bellezza o la recitazione: è l’attrazione per quella zona grigia tra bene e male, che da sempre affascina lo spettatore. Non è un caso se personaggi moralmente ambigui, o apertamente “cattivi”, dominano le serie di maggior successo. Da Gomorra a Breaking Bad, passando per Rosa, la fascinazione per gli antieroi è viva, forte e psicologicamente fondata. Ma cosa succede davvero dentro di noi quando ci affezioniamo a chi, sulla carta, non meriterebbe il nostro amore? Ci sono, poi, anche personaggi positivi come Beppe dietro il quale c’è un vero e proprio modello educativo.

Perché ci piacciono gli antieroi secondo la psicologia: Rosa Ricci e Mare Fuori

Gli antieroi piacciono tanto proprio perché assomigliano a noi stesso, agli esseri umani. Non sono impeccabili, non fanno sempre la cosa giusta, spesso sbagliano. Ma proprio per questo risultano realistici. Rosa Ricci è istintiva, impulsiva, arrabbiata con la vita e con se stessa. Ma in quelle fragilità molti riescono a rispecchiarsi. La sua rabbia non è solo rabbia, è dolore. E il pubblico lo percepisce. Si crea così un legame di empatia che non si basa sulla condivisione dei comportamenti, ma delle emozioni. Come ha spiegato la Dispositional Theory di Zillmann, siamo più inclini a perdonare le azioni immorali se riusciamo a comprenderne le motivazioni. Rosa, con il suo passato turbolento e il suo bisogno di affetto, ci fornisce ogni puntata una nuova chiave di lettura.

rosa ricci foto
Rosa Ricci in una scena di Mare Fuori 5

A differenza degli eroi “buoni” e prevedibili, i personaggi come Rosa Ricci vivono nella complessità. Sono in lotta con il mondo e con se stessi e ogni loro scelta è una sorpresa. Questo li rende magnetici. La loro moralità flessibile cattura l’attenzione e tiene incollati allo schermo. Secondo uno studio pubblicato su Psychology of Popular Media, questa attrazione è legata a un meccanismo psicologico noto come “Dark Tetrad”: machiavellismo e narcisismo, per citarne ben due aspetti. Chi presenta anche in minima parte uno di questi tratti tende a sentirsi più rappresentato da personaggi ambigui, perché riflettono tensioni e contraddizioni interiori che nella realtà vengono spesso represse.

Un altro motivo per cui ci sentiamo liberi di amare personaggi “sbagliati” è il contesto protetto della narrazione. Come ha dimostrato lo studio di Rebecca Krause e Derek Rucker su Psychological Science, la finzione crea una “rete di sicurezza cognitiva” che permette di empatizzare con personaggi negativi senza mettere a rischio la propria identità morale. In altre parole, nella realtà non approveremmo mai certi comportamenti, ma in una serie tv possiamo concederci di farlo. È un modo per esplorare impulsi, desideri o emozioni oscure senza pagarne il prezzo psicologico.

La libertà di infrangere le regole e l’importanza dell’arco narrativo

Personaggi come Rosa Ricci danno voce a una ribellione che, in fondo, tutti abbiamo dentro. Non obbediscono, non chiedono il permesso, si fanno giustizia da soli. È una libertà che, nella vita quotidiana, ci è spesso preclusa. Guardare Rosa ribellarsi è una forma di catarsi: lei fa quello che noi non possiamo permetterci. E quando lo fa con determinazione, coraggio o addirittura eleganza, il suo carisma aumenta. È la trasgressione che affascina, quella sottile tensione tra ciò che è giusto e ciò che ci piacerebbe fare.

Altro punto a favore degli antieroi è che le loro storie sono spesso più avvincenti. Cambiano, evolvono, cadono e si rialzano. Ogni episodio è una nuova tappa nel loro percorso, spesso segnato da conflitti interiori e trasformazioni profonde. Rosa Ricci non è la stessa ragazza che abbiamo conosciuto nella prima stagione. Questa evoluzione rende il suo personaggio vivo, tridimensionale, molto più interessante del classico “buono” senza macchia.

Ammettiamolo: anche noi, a volte, ci sentiamo arrabbiati, vendicativi, o egoisti. Gli antieroi ci offrono uno specchio sicuro in cui riflettere queste emozioni. In loro vediamo i lati più oscuri che nella vita reale tendiamo a nascondere. Del resto, lo facciamo senza giudicarci, perché “è solo una serie tv”. In realtà, dietro quell’immedesimazione, si nasconde un viaggio psicologico molto profondo, che tocca corde intime come la giustizia, la sofferenza, l’amore e il riscatto.

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