Capita a molti di trovarsi coinvolti in relazioni con persone che, a lungo andare, si rivelano dannose.
Ma perché tendiamo ad affezionarci proprio a chi non è adatto a noi? La psicologia offre diverse spiegazioni a questo comportamento che, in alcuni casi, può diventare autodistruttivo. Comprendere le radici di queste scelte affettive è fondamentale per costruire relazioni più sane e soddisfacenti. Una delle cause principali è legata ai modelli di attaccamento sviluppati durante l’infanzia. La dottoressa Grazia Attili, professoressa di Psicologia Sociale all’Università La Sapienza di Roma, spiega che tendiamo a essere attratti da chi percepiamo come “un potenziale buon genitore”. Questo meccanismo, però, può portarci a scegliere partner inadatti se da piccoli abbiamo interiorizzato modelli affettivi disfunzionali. In altre parole, ciò che appare familiare viene scambiato per sicuro, anche quando non lo è. La replicazione degli schemi familiari gioca un ruolo altrettanto importante.
Secondo la psicologa Patrizia Marzola, molti scelgono partner che ricordano le prime figure di riferimento. Se il rapporto con loro è stato insoddisfacente o doloroso, potremmo cercare inconsciamente di “riparare” quella relazione attraverso nuovi legami simili. Questo ci spinge a rimanere in rapporti complicati nella speranza che stavolta il finale sia diverso.
Le emozioni che ci intrappolano in relazioni tossiche
Un’altra spiegazione riguarda la paura della solitudine. La dottoressa Shelly Bullard sottolinea come la paura di restare soli possa farci ignorare i segnali d’allarme e accettare situazioni relazionali nocive. Spesso si preferisce la compagnia sbagliata all’idea di affrontare la solitudine, anche se questa scelta porta sofferenza. Restare con qualcuno per paura di stare da soli può essere più dannoso di quanto si pensi. La bassa autostima è un fattore determinante. Gli studi della dottoressa Kristin Neff dimostrano che chi si sente poco degno d’amore tende ad accettare trattamenti scorretti o svalutanti. Se non ci si considera meritevoli di rispetto e affetto, si finisce per cercare conferme in relazioni che alimentano questo senso di inadeguatezza. È un circolo vizioso che si autoalimenta e dal quale è difficile uscire senza consapevolezza.
Idealizzazione e negazione contribuiscono anch’esse a mantenere legami disfunzionali. Il dottor Luca Giulivi spiega che nelle fasi iniziali di una relazione tendiamo a vedere solo il meglio dell’altro. Questo processo, chiamato idealizzazione, può portarci a ignorare segnali problematici o a giustificare comportamenti scorretti. La negazione dei difetti dell’altro diventa una sorta di protezione per non affrontare la realtà. Un ruolo chiave è svolto anche dalla dipendenza affettiva.
La dottoressa Laura Varisco evidenzia come chi ne soffre cerchi costantemente approvazione e rassicurazione dal partner, anche a costo del proprio benessere. Questo bisogno di conferme rende difficile allontanarsi da relazioni tossiche, poiché si teme di perdere la fonte principale di validazione. Infine, i vuoti emotivi vissuti durante l’infanzia possono portare a cercare relazioni che promettono di colmare quel senso di mancanza. Secondo gli esperti della clinica GAM Medical, chi ha sperimentato trascuratezza affettiva può essere attratto da legami che, pur disfunzionali, sembrano offrire l’amore mai ricevuto. Tuttavia, questa illusione spesso porta a ulteriore sofferenza.
In conclusione, affezionarsi alle persone sbagliate è spesso il risultato di esperienze passate non elaborate e di schemi emotivi radicati. Riconoscere questi meccanismi è il primo passo per uscire da dinamiche autodistruttive e aprirsi a relazioni più sane e appaganti. Cambiare non è semplice, ma è possibile con consapevolezza e, se necessario, il supporto di un professionista.