Sei una persona abituata a fare sempre tutto all’ultimo minuto? La psicologia ha una spiegazione molto mirata proprio su questo argomento. Ecco tutto quello che devi sapere.
C’è chi non riesce proprio a iniziare un compito finché non sente il fiato sul collo della scadenza. Chi si promette ogni volta che “la prossima sarà diversa”, ma poi si ritrova alle due di notte a finire un progetto iniziato solo poche ore prima. E c’è anche chi, nonostante l’ansia, la frenesia e lo stress, continua imperterrito a rimandare tutto fino all’ultimo minuto, quasi fosse un rituale necessario per entrare davvero in azione. Ma perché succede?
Perché molte persone, anche intelligenti, capaci e organizzate in altri ambiti della vita, non riescono a gestire il tempo in modo razionale quando si tratta di lavoro, studio o doveri importanti? La risposta non è solo pigrizia o disorganizzazione, come molti credono. Dietro la tendenza a procrastinare, spesso si nascondono meccanismi psicologici profondi e sorprendenti. Scoprire la spiegazione dalla psicologia aiuterà di sicuro molte persone a scoprire dettagli più nascosti. Fare le cose all’ultimo mette di sicuro in luce una personalità ben precisa.
Il meccanismo invisibile: quando rimandare è una forma di autodifesa
Procrastinare non significa sempre essere svogliati o irresponsabili. Al contrario, molte persone che lo fanno sono perfezionisti, estremamente esigenti con se stessi e profondamente coinvolti in ciò che fanno. Ma proprio per questo, temono di non essere all’altezza, di non soddisfare le aspettative, di fallire. Così, paradossalmente, rimandano per proteggere la propria autostima. Non si tratta quindi solo di pigrizia, molte persone tendono a rimandare le cose da fare, a causa di aspetti personali molto profondi. Fare qualcosa all’ultimo minuto può sembrare controintuitivo, ma in realtà crea una sorta di alibi psicologico: se il risultato non è perfetto, si potrà sempre dire “non ho avuto abbastanza tempo”, anziché dover affrontare la possibilità che, anche con tutto il tempo del mondo, il lavoro non sarebbe stato abbastanza buono. È una strategia inconscia per evitare il giudizio, soprattutto il proprio.
C’è da dire che, alcune persone si scoprono più produttive sotto pressione. Quando il tempo stringe, l’attenzione si cristallizza, le distrazioni svaniscono e l’energia mentale si concentra in un lampo. Questa sensazione di “flow forzato” può essere quasi piacevole. Il corpo rilascia adrenalina e dopamina, i neurotrasmettitori dell’azione e della motivazione, e si entra in una sorta di trance operativa. Quando si ha poco tempo davanti per poter ultimare un impegno, si deve necessariamente essere sicuri e ben diretti. Questo spinge le persone a dare il meglio di loro stessi, senza troppe pretese. Chi si definisce interiormente come “una persona che fa le cose all’ultimo minuto” costruisce attorno a sé una narrativa che giustifica quei comportamenti. È un’etichetta che, in modo sottile, diventa parte della personalità. Ma come interrompere questo circolo vizioso? Il primo passo è osservarti senza giudicarti. In secondo luogo, può essere utile visualizzare le conseguenze future. Infine, lavora sull’identità. Inizia a definirti in un altro modo: “Sono una persona che si prende cura dei propri impegni”.
Perché tendiamo a rimandare? Le scoperte del professor Ferrari sulla procrastinazione e la legge di Parkinson
Un’indagine affascinante sul motivo per cui molti rimandano continuamente i propri impegni arriva dal professor Joseph Ferrari, tra i massimi esperti mondiali nello studio della procrastinazione. Secondo Ferrari, procrastinare significa “posticipare in modo non necessario decisioni o azioni”, anche quando si è consapevoli delle possibili conseguenze negative. Dai suoi studi emerge che circa un adulto su cinque e la metà degli studenti universitari soffrono di procrastinazione cronica. Tra le cause principali troviamo bassa autostima, ansia, perfezionismo e una scarsa capacità di gestire le emozioni: fattori che portano a evitare i compiti considerati difficili o sgradevoli. Un altro elemento curioso legato alla procrastinazione è la cosiddetta Legge di Parkinson, secondo cui “il lavoro si dilata fino a riempire tutto il tempo che abbiamo a disposizione”. In pratica, più tempo abbiamo per fare qualcosa, più tendiamo a dilungarci. Alcune persone sfruttano questa dinamica procrastinando volontariamente, riducendo al minimo il tempo per completare un compito e generando così una pressione che le costringe ad agire rapidamente.