Capita spesso di rimandare un compito, anche quando si tratta di qualcosa che amiamo fare.
La procrastinazione non è solo una questione di pigrizia o mancanza di motivazione, ma un fenomeno complesso che coinvolge emozioni, autostima e funzionamento cerebrale. Comprendere le cause di questo comportamento è il primo passo per affrontarlo. Secondo il Dr. Judson Brewer, la procrastinazione è strettamente legata alla gestione delle emozioni. Spesso rimandiamo non per mancanza di voglia, ma per evitare il disagio legato a un possibile fallimento. Il cervello, per proteggerci, cerca una via di fuga: ci distraiamo con attività meno impegnative, ottenendo un sollievo temporaneo. Tuttavia, questo circolo vizioso ci fa sentire ancora più frustrati e in colpa, alimentando il problema. Uno studio condotto presso l’Università di Londra ha evidenziato che chi tende a procrastinare ha spesso una bassa fiducia nelle proprie capacità cognitive e una difficoltà a gestire l’attenzione. Inoltre, alcuni ricercatori suggeriscono che possa esserci una componente genetica: il Journal of Experimental Psychology ha rilevato che gemelli omozigoti hanno schemi di procrastinazione simili, suggerendo un’influenza ereditaria.
Come smettere di procrastinare?
Superare la procrastinazione richiede strategie mirate. Una delle più efficaci è la visualizzazione positiva. I ricercatori Peper, Harvey, Lin e Duvvuri consigliano di immaginare noi stessi mentre svolgiamo con successo il compito che stiamo rimandando. Questo aiuta a ridurre l’ansia e a rafforzare la motivazione intrinseca. Anche la mindfulness può essere un valido strumento. Il Dr. Brewer suggerisce di allenare la consapevolezza per riconoscere e accettare le emozioni negative che ci portano a procrastinare. Diventando più consapevoli dei nostri schemi mentali, possiamo interrompere il meccanismo di evitamento.
Un’altra strategia efficace è il pre-impegno. Studi psicologici dimostrano che impegnarsi pubblicamente o stabilire una scadenza fissa aiuta a mantenere il focus. Questo funziona perché crea un senso di responsabilità e riduce le probabilità di rimandare all’infinito. La scomposizione degli obiettivi è altrettanto utile. Se un compito ci sembra troppo grande o impegnativo, suddividerlo in passi più piccoli lo rende più gestibile. Il principio alla base di questa tecnica è noto come effetto Zeigarnik, secondo cui il nostro cervello tende a ricordare meglio i compiti incompleti, spingendoci a portarli a termine.
Infine, premiarci dopo aver completato un compito può fare la differenza. Il ricercatore Dan Ariely ha dimostrato che un sistema di ricompense aiuta a rinforzare l’abitudine di agire subito, rendendo più facile affrontare compiti anche poco stimolanti. Procrastinare è un fenomeno complesso, ma non una condanna. Conoscendo le cause e applicando le strategie giuste, possiamo imparare a gestire meglio il nostro tempo e trasformare l’inerzia in azione. Adottare piccoli cambiamenti e strategie concrete può portarci gradualmente a ridurre la tendenza a rimandare, migliorando il nostro benessere e la nostra produttività.