Preferisci un assolo di chitarra rock, o un ritornello orecchiabile pop? Meglio una strofa rap o una base musicale jazz? Dalla scelta del genere musicale, potete capire qual è la vostra personalità: ecco i dettagli sugli studi psicologici.
La musica accompagna emozioni, ricordi e trasformazioni, ma secondo la psicologia va ben oltre: racconta chi si è. Diversi studi hanno infatti esplorato il legame tra preferenze musicali e tratti della personalità, offrendo uno sguardo sorprendentemente coerente sulle affinità tra generi e profili psicologici. Tra i più ampi, quello guidato da Adrian North, David Hargreaves e John Hallam dell’Heriot-Watt University nel 2008 (Individual differences in musical taste), che ha coinvolto oltre 36.000 persone in tutto il mondo per indagare la connessione tra musica e personalità, evidenziando una rete di correlazioni robuste tra gusti musicali e dimensioni psicologiche profonde.
Anche Peter J. Rentfrow, Lewis R. Goldberg e Daniel J. Levitin (The Structure of Musical Preferences: A Five-Factor Model) hanno proposto una classificazione basata su cinque gruppi principali di preferenze musicali, pubblicata sul Journal of Personality and Social Psychology, evidenziando cluster che riflettono tanto tratti emotivi quanto cognitivi. Rentfrow ha pubblicato un altro interessantissimo studio, insieme a Samuel D. Gosling, nel 2003, sempre su questo argomento (The Do Re Mi’s of Everyday Life: The Structure and Personality Correlates of Music Preferences). Più di recente, una ricerca condotta in Italia da Chiara Rossi, Barbara Colombo, Francesca De Salve e Osmano Oasi (Musical Preferences and Personality Traits: A Replication of the MUSIC Model in an Italian Sample, pubblicata in Music Perception, dell’University of California Press) ha confermato la validità del cosiddetto MUSIC Model, mostrando come anche nel contesto italiano certi generi rispecchino configurazioni psicologiche coerenti.
Rock, pop e non solo: come il tuo genere musicale preferito evidenzia la tua personalità
Prendendo in esame i singoli generi, emerge un quadro stratificato ma ben delineato. L’universo del rock, ad esempio, appare abitato da personalità creative, introverse e non convenzionali. Secondo lo studio pubblicato per l’Heriot-Watt University, chi ascolta rock tende a essere riflessivo, sensibile e dotato di una spiccata originalità. Il modello di Rentfrow e Gosling inquadra il rock nel cluster “intense & rebellious”, una categoria che comprende individui attratti da esperienze emotivamente forti e non allineati alle norme dominanti.
Tuttavia, lo studio di Tom T. Bogt, William W Hale III e Andrik Becht , pubblicato su Frontiers in Psychology nel 2021 (“Wild Years”: Rock Music, Problem Behaviors and Mental Well-being in Adolescence and Young Adulthood), ha segnalato come, durante l’adolescenza, gli ascoltatori di rock più “duro” – in particolare metal – mostrino più frequentemente sintomi depressivi e comportamenti disfunzionali rispetto ai coetanei. Queste differenze si attenuano però con l’avanzare dell’età. Invece di un effetto diretto della musica sul malessere, la ricerca suggerisce che il genere attragga chi è già incline a vivere emozioni forti o cerca un mezzo espressivo per elaborarle.
All’opposto, il pop si collega a profili più estroversi, ottimisti e convenzionali. Gli studi indicano che chi predilige questo genere tende ad avere un orientamento sociale marcato, cerca connessioni, armonia e stabilità emotiva. L’analisi di Rentfrow e Gosling lo colloca nel cluster “upbeat & conventional”, associato a personalità che prediligono ambienti rassicuranti e stimoli positivi . Inoltre, una ricerca condotta da Kun Wang et al. nel 2022, su Frontiers of Psychology (Learning About Your Mental Health From Your Playlist? Investigating the Correlation Between Music Preference and Mental Health of College Students) ha rilevato una relazione positiva tra ascolto di pop e benessere psicologico: pare che il pop favorisca l’espressione emotiva e migliori la salute mentale, contribuendo a un migliore equilibrio affettivo.
Rap, jazz ed elettronica: le personalità di chi preferisce questi generi
Il rap, invece, si lega a tratti dinamici, energici e socialmente espansivi. Lo studio di North et al. mostra che i fan del genere sono spesso outgoing, ovvero aperti e proiettati verso l’esterno. Il cluster “energetic & rhythmic”, che include rap, soul ed elettronica, rispecchia una ricerca attiva di stimoli, ritmo e contatto con il mondo. Lo conferma anche B.R. Prince, che in uno studio pubblicato nel 2024 (Rap Music Listeners, Neuroticism, Stress and Flow among Students) ha osservato come chi ascolta rap mostri una minore predisposizione allo stress e una maggiore facilità nel raggiungere stati di “flow”, cioè immersione piena in un’attività significativa. Diverso è il caso del jazz, legato a personalità aperte, curiose e intellettualmente flessibili. Questo genere, secondo il modello MUSIC, appartiene ai cluster “reflective & complex” e “sophisticated”, amati da chi apprezza la complessità, la sperimentazione e l’introspezione.
L’ascoltatore di jazz è spesso tollerante, creativo e incline alla contemplazione. Alcuni studi neuroscientifici hanno anche mostrato come il jazz stimoli circuiti cerebrali legati all’improvvisazione e alla regolazione dell’umore, effetti osservabili anche nei soli ascoltatori, non solo in chi lo suona. Infine, la musica elettronica si associa a personalità aperte, flessibili e stimolo-dipendenti. Secondo il modello italiano proposto da Rossi e colleghi, questo genere si colloca nel cluster “contemporary”, insieme a rap e pop, rappresentando chi ama l’innovazione e possiede una maggiore plasticità cognitiva e adattabilità. Rentfrow e Gosling, inoltre, evidenziano la forte componente sensoriale ed emozionale del genere elettronico, collegandola a una spiccata estroversione e alla voglia di esplorare esperienze non convenzionali.
La musica regola l’umore e racconta la nostra vita
Nel complesso, l’attrazione per certi generi non determina chi si è, ma riflette dinamiche interne più profonde. Come ricorda Thomas Schäfer nel suo studio (The psychological functions of music listening), pubblicato nel 2013 su Frontiers in Psychology, la musica svolge funzioni psicologiche fondamentali: regola l’umore, costruisce l’identità personale e facilita il senso di appartenenza. Ogni playlist, in definitiva, è una narrazione implicita. La scelta di ascoltare un certo tipo di musica non avviene mai per caso. È un atto, spesso inconscio, con cui l’individuo cerca sintonia tra mondo interno ed esterno, tra emozioni vissute e quelle ancora da elaborare.