Ti senti in colpa ogni volta che dici ‘no’ a tua madre? Cosa dice la psicologia

Se ti capita di sentirti in colpa ogni volta che dici di no a tua madre, è per questo motivo. La psicologia ha una spiegazione che chiarisce i tuoi dubbi e ti aiuta a gestire questa sensazione.

Dire ‘no’ a una madre può sembrare un’impresa impossibile per molte persone. Quel senso di colpa che cresce dentro di te ogni volta che provi a mettere un confine tra la tua vita e le sue aspettative non è casuale. Durante la crescita sviluppiamo un rapporto molto speciale con la mamma. Questa figura è per moltissimi, un vero e proprio punto di riferimento. Crescendo però, è inevitabile che molte abitudini cambiano, il tempo a disposizione si riduce e le cose da fare, sono tantissime. Questo spinge i figli, a dover “mancare” a qualche momento da vivere con i propri genitori. Una scelta che scatena un forte senso di colpa.

Il senso di colpa è una reazione emotiva appresa. Da bambini, l’amore dei genitori è fondamentale per la sopravvivenza. Dire ‘no’ a una madre poteva significare deluderla e quindi, nel nostro inconscio, rischiare di perdere il suo affetto. Con il tempo, questo schema si rinforza. Se una madre è stata particolarmente protettiva o ha sempre sottolineato i sacrifici fatti per i figli, il messaggio implicito potrebbe essere: “Devi ricambiare, devi esserci sempre”. Per questo motivo da adulti, si vive spesso una relazione complicata da gestire con la propria madre. Il filo tra ciò che si può fare e ciò che bisogna fare, è davvero sottilissimo.

Come dire ‘no’ senza sentirsi in colpa: tutti i consigli da seguire per non sbagliare

Imparare a dire ‘no’ è una forma di autodifesa emotiva. Sono molteplici i trucchetti da mettere in pratica, un modo per aiutarti ed evitare momenti di tensione. Riconosci il tuo diritto di dire no: Non sei obbligato a soddisfare ogni richiesta solo perché proviene da un genitore. Sii chiaro e gentile: Un ‘no’ detto con fermezza ma con dolcezza è più efficace di un rifiuto aggressivo. Non giustificarti troppo: Spiegare il motivo della tua scelta è utile, ma non devi sentirti in dovere di convincere tua madre. Accetta il suo disappunto: Non tutti accetteranno facilmente i tuoi confini, e questo va bene. Ci vuole tempo. Le cose forzate e soprattutto non coltivate, finiscono per rompersi in maniera burrascosa. Per questo motivo, prenditi tutto il tempo necessario e soprattutto, non temere possibili reazioni. Parla con serenità e comunica con tua madre, con un tono calmo e sereno.

Imparare a dire di no alla propria madre
Imparare a dire di no alla propria madre

Dire ‘no’ non significa essere egoisti. Significa essere consapevoli di ciò che è meglio per te. Una relazione sana con tua madre non deve basarsi sulla paura di deluderla, ma sulla libertà di essere te stesso. Se il senso di colpa è troppo forte, potresti aver bisogno di lavorarci con uno psicologo. Spesso, il problema non è solo il rapporto con la madre, ma un’abitudine radicata a mettere gli altri sempre prima di sé. Questo non consente alle persone di poter vivere la propria vita con la massima serenità. Essere disponibili nei confronti degli altri è importante, ma è bene non dimenticare mai di mettersi al primo posto. Il rapporto con la madre e con i propri genitori è un qualcosa di prezioso, che va coltivato sempre. Questo non deve però diventare un impegno e soprattutto, un motivo di forte stress fisico e mentale.

Rapporto madre e figlio: il legame spiegato dalla teoria dell’attaccamento

La Teoria dell’Attaccamento, elaborata da John Bowlby e approfondita da Mary Ainsworth, è un pilastro nello studio dello sviluppo infantile. Secondo questa teoria, il legame tra il bambino e la figura primaria, solitamente la madre, è essenziale per il suo benessere emotivo e cognitivo. Esistono diversi stili di attaccamento che influenzano la crescita del bambino. L’attaccamento sicuro si sviluppa quando il piccolo riceve risposte coerenti e affettuose, favorendo stabilità emotiva e relazioni sociali equilibrate. Al contrario, un attaccamento insicuro, può generare difficoltà emotive e sociali. I bambini evitanti tendono a distaccarsi dalle interazioni affettive, quelli ambivalenti oscillano tra ricerca di vicinanza e rifiuto, mentre quelli con attaccamento disorganizzato mostrano comportamenti incoerenti, spesso derivanti da esperienze traumatiche. Un attaccamento sicuro favorisce sicurezza emotiva, stabilità nelle relazioni e un migliore sviluppo sociale e cognitivo. Al contrario, un legame insicuro può portare a problemi emotivi, difficoltà relazionali e limitazioni nell’apprendimento.

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