Quando ti rilassi ti capita spesso di sentirti in colpa? Se avverti questa sensazione, sappi che c’è un motivo ben preciso che devi conoscere. La spiegazione ti sorprenderà notevolmente.
Rilassarsi dovrebbe essere naturale. Un diritto, quasi un bisogno biologico. Eppure, molte persone provano un senso di colpa non appena si concedono una pausa. Basta sdraiarsi sul divano, aprire un libro o anche solo spegnere il telefono per un po’ per sentire quel fastidioso tarlo mentale: “Sto sprecando tempo”. Ma da dove nasce davvero questa voce interiore che ci accusa anche nei momenti di meritato riposo? Dopo giornate intense e molteplici appuntamenti da smaltire, è considerato un vero e proprio momento necessario quello legato all’assoluto relax. Le sensazioni di pace però, vengono intervallate da costanti sensi di colpa. Dietro a questa sensazione si nasconde un meccanismo psicologico preciso. E comprenderlo può cambiare il modo in cui viviamo il tempo libero.
Il senso di colpa legato al rilassamento non è solo una questione di personalità. Non riguarda solo chi è più ansioso o stakanovista. Si tratta di un fenomeno culturale, sociale, ma anche evolutivo. Fin dall’infanzia, molti imparano che l’impegno e la produttività sono valori morali. “Chi dorme non piglia pesci”, “Prima il dovere, poi il piacere”, “Non si perde tempo”. Frasi sentite decine di volte, che si incollano alla nostra identità. Con il tempo, il lavoro e la performance diventano non solo un mezzo, ma un fine. Così, anche quando non c’è nulla da fare, ci si sente in dovere di fare qualcosa. Il risultato? L’ozio diventa sospetto e il risposo un vero e proprio lusso da dover giustificare.
Perché ti senti in colpa quando decidi di rilassarti: la spiegazione che devi conoscere
La sensazione che molti provano quando si fermano è quasi paradossale. Il corpo rallenta, la mente si distende. Ma ecco che arriva quel pensiero intrusivo: “Potrei essere più produttivo”. Oppure: “Ci sono mille cose da fare, non posso stare qui a non fare niente”. In altre parole: rilassarsi viene vissuto come un fallimento. Molte persone vivono questo momento come un tempo di “spreco”. Questo tipo di reazione ha un nome in psicologia: internalizzazione del dovere. È un processo in cui le regole esterne diventano parte del nostro giudizio morale. Anche se non c’è nessuno a controllarci, ci sentiamo comunque in colpa. Come se una voce invisibile dentro di noi ci dicesse che non abbiamo il diritto di prendercela comoda. Tutto questo però, mette inevitabilmente le persone sotto pressione, spingendole a vivere continuamente sotto stress. Alcuni inoltre, associano inconsciamente il relax alla vulnerabilità. Fermarsi significa abbassare la guardia. Lasciare che il mondo continui a girare senza il nostro contributo. E per chi ha costruito la propria autostima sull’efficienza, questo può essere molto destabilizzante.
Per quanto fastidiosa, questa sensazione può avere una funzione. In alcune situazioni, il senso di colpa può essere un campanello d’allarme utile. Ci ricorda che stiamo trascurando impegni importanti. O che stiamo usando il relax come fuga da responsabilità che andrebbero affrontate. In questo senso, non è sempre un nemico. Può aiutarci a calibrare il nostro tempo. A capire se stiamo veramente riposando o solo evitando qualcosa. La chiave, però, è distinguere tra colpa funzionale e colpa tossica. La prima è leggera, temporanea, costruttiva. La seconda è cronica, debilitante, distruttiva. Il senso di colpa cronico legato al relax ha effetti profondi sul benessere psicologico. Rende difficile recuperare energia, genera stress e riduce la qualità della vita. A lungo andare, può contribuire a disturbi come ansia, insonnia, burnout. La buona notizia è che il senso di colpa legato al relax non è una condanna. Può essere affrontato e ridimensionato. Tutto sta nel cambiare prospettiva, in che modo? Mettendo in pratica consapevolezza e buon ascolto della propria voce interiore.
Perché ci sentiamo in colpa anche quando non dobbiamo: il fenomeno psicologico
Alcune persone provano senso di colpa anche quando non c’è un motivo reale. Questo stato emotivo viene definito senso di colpa tossico o inappropriato. Spesso, alla base di questa dinamica c’è l’infanzia e il tipo di legame instaurato con i genitori o altri familiari. Da piccoli, infatti, si tende a imitare il comportamento degli adulti e a interpretarlo come corretto e indiscutibile. A causa della naturale immaturità emotiva e cognitiva, i bambini possono interiorizzare convinzioni distorte e sensi di responsabilità esagerati o ingiustificati. Uno degli elementi centrali che contribuisce allo sviluppo di questo senso di colpa è l’apprendimento automatico di determinati schemi relazionali, soprattutto nella dinamica genitore-figlio. Se, ad esempio, un genitore mostra rabbia o tristezza, il bambino può iniziare a pensare di esserne la causa, anche quando non lo è affatto. Questo schema può poi ripetersi anche nelle relazioni adulte. Il senso di colpa inappropriato può emergere in varie forme, come ad esempio: la paura costante di disturbare gli altri o di essere la causa del loro malumore. La convinzione di aver fatto qualcosa di sbagliato, anche in assenza di prove o intenzionalità. La tendenza a fraintendere le situazioni, assumendosi colpe che non spettano.