Perchè il cibo è il protagonista di feste e celebrazioni? Ecco la risposta psicologica

Quando pensiamo a una festa, che sia un compleanno, una ricorrenza religiosa o una semplice cena tra amici, il cibo è sempre al centro della scena.

Ma non si tratta solo di soddisfare la fame: il legame tra cibo e celebrazione affonda le sue radici nella nostra psiche più profonda. Gli studi psicologici confermano che mangiare insieme stimola il rilascio di serotonina, una sostanza chimica che favorisce felicità e rilassamento. È proprio questo effetto biochimico che rende una tavola imbandita così coinvolgente e memorabile. Durante un momento di festa, il cibo non è soltanto un accompagnamento: diventa un attivatore di emozioni positive, un catalizzatore del benessere. Come osservato da Desmet & Schifferstein (2008), le emozioni evocate dal cibo vanno ben oltre il semplice gusto: coinvolgono ricordi, sensazioni e stati d’animo che amplificano l’esperienza collettiva. C’è poi un aspetto ancora più affascinante: alcuni piatti hanno il potere di farci tornare indietro nel tempo. Una torta fatta come quella della nonna, un arrosto tipico delle feste di famiglia… questi alimenti attivano ricordi legati a momenti significativi, generando un senso di conforto e appartenenza. Questa componente nostalgica è uno dei motivi per cui molte tradizioni culinarie resistono nel tempo, specialmente in ambito familiare.

Cibo come ponte tra le persone e le culture

Oltre all’aspetto emotivo, il cibo ha un’incredibile capacità di abbattere le barriere sociali. Quando si condivide un pasto, si apre una porta alla conversazione, al confronto, al riconoscimento reciproco. Non importa da dove veniamo o che lingua parliamo: sedersi a tavola crea un terreno comune, un luogo simbolico dove le differenze si attenuano e i legami si rafforzano. Secondo lo psicologo Carroll Izard (1977), le emozioni hanno la funzione di favorire l’interazione tra gli individui. In questo senso, la convivialità attivata dal cibo si trasforma in uno strumento relazionale potentissimo. Lo vediamo nei matrimoni, nei pranzi di Natale, nei banchetti religiosi: il pasto è simbolo di unione. Ogni volta che condividiamo una pietanza, contribuiamo a consolidare un senso di comunità e di appartenenza. Organ (2015), analizzando i festival gastronomici, ha dimostrato che partecipare a un evento legato al cibo genera un impatto emotivo tale da influenzare i comportamenti futuri delle persone, come il desiderio di replicare l’esperienza o il rafforzamento dell’identità sociale.

Il ruolo del cibo nella trasmissione culturale

C’è poi una dimensione culturale, altrettanto fondamentale. Ogni piatto racconta una storia, ogni ricetta tramandata porta con sé valori, credenze, usanze. Nelle celebrazioni, il cibo diventa uno strumento di trasmissione culturale: preparare i tortellini a Natale o il cous cous durante un matrimonio magrebino non è solo una scelta gastronomica, ma un atto di conservazione identitaria. Sims (2009) ha sottolineato come il cibo locale, nei contesti festivi, rappresenti un’esperienza sensoriale e culturale insieme, capace di legare le persone a un luogo, a un popolo, a una memoria condivisa. Questo avviene sia su larga scala, nei festival tradizionali, sia nei contesti familiari più intimi.

Il cibo, in definitiva, è un ponte tra presente e passato, tra sé e gli altri, tra individuo e collettività. Funziona come linguaggio universale capace di evocare emozioni, creare ricordi e rafforzare i legami. Non è quindi un caso che, in ogni parte del mondo, le celebrazioni più importanti ruotino attorno a una tavola imbandita.

Cibo
Lo vediamo nei matrimoni, nei pranzi di Natale, nei banchetti religiosi: il pasto è simbolo di unione.

Più che un semplice atto biologico, mangiare insieme è un rito: un momento carico di significato, in cui il piacere sensoriale si fonde con la dimensione emotiva e culturale. Ecco perché il cibo sarà sempre il vero protagonista delle nostre feste.

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