Succede spesso, anche nei momenti migliori. Una vacanza tanto attesa, un primo appuntamento, persino un’occasione professionale che sognavamo da tempo… invece di goderci l’attesa, iniziamo a sentirci agitati, in allerta, quasi sotto minaccia. È come se la mente iniziasse a proiettare scenari negativi, ostacoli, complicazioni. Questo stato ha un nome preciso: ansia anticipatoria. E, secondo gli psicologi, è molto più comune di quanto immaginiamo.
L’ansia anticipatoria è una forma di disagio che non nasce da ciò che sta accadendo nel presente, ma da ciò che potrebbe accadere in futuro. È un’ansia proiettata in avanti, alimentata da pensieri ipotetici, spesso catastrofici, che si nutrono dell’incertezza. Secondo molti studi di psicologia cognitiva, questa forma di ansia si attiva soprattutto quando sentiamo che l’evento futuro ha un’importanza emotiva per noi: più qualcosa ci sta a cuore, più cerchiamo – paradossalmente – di controllarla immaginandone gli esiti peggiori.
Come afferma la dottoressa Chiara Venturi sul suo blog “La società moderna nella quale viviamo sembra essere strutturata per aumentare l’ansia anticipatoria in ognuno di noi: nella complessità della vita attuale, non siamo in grado di controllare tutto quello che succede, mentre spesso chiediamo a noi stessi di avere e di tenere tutto sotto controllo. Se non trattata a tempo debito, la paura della paura può innescare un meccanismo circolare di insoddisfazione e sfiducia che può portare a sentimenti depressivi e di frustrazione”
Quando la paura di soffrire diventa un’abitudine mentale
Perché la mente fa questo? Gli esperti spiegano che l’ansia anticipatoria è una strategia antica del nostro cervello, progettata per proteggerci. Anticipare un pericolo ci aiutava, in passato, a sopravvivere. Ma oggi, in una società dove le minacce non sono più animali feroci ma email in attesa di risposta o sentimenti non ricambiati, questa modalità può diventare disfunzionale. Non solo non ci protegge: ci paralizza.
Spesso chi sperimenta questo tipo di ansia è una persona molto coscienziosa, che ama pianificare, prevedere, tenere tutto sotto controllo. Ma l’ansia anticipatoria si nutre proprio dell’impossibilità del controllo. Più cerchi di “prevedere” cosa accadrà, più ti allontani dal presente, perdendo il piacere dell’attesa. E, in alcuni casi, sabotando inconsapevolmente esperienze che potrebbero essere positive. “L’evitamento può anche rappresentare un vantaggio secondario del sintomo: avere l’ansia ci “permette” così di evitare situazioni che per qualche ragione conflittuale non vogliamo affrontare” dice la psicologa Chiara Venturi.
La buona notizia è che, come ogni schema mentale, anche questo si può rieducare. I terapeuti insegnano che non serve eliminare del tutto l’ansia – è impossibile – ma cambiare il nostro rapporto con essa. Accettare che l’incertezza fa parte della vita, allenarsi a restare nel momento presente, interrompere i cicli di pensiero automatici, sono tutti strumenti che possono aiutarci a vivere l’attesa non come una minaccia, ma come parte dell’esperienza. In fondo, il futuro non è ancora successo. E forse è tempo di smettere di rovinarcelo prima ancora di viverlo.