Il 12 maggio, in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere, si accendono i riflettori su una delle professioni più essenziali e, paradossalmente, ancora sottovalutate del nostro tempo.
Il 2025 ha confermato una tendenza già in atto: l’infermiere non è più solo una figura di supporto. È un professionista sanitario autonomo, preparato, centrale tanto nella medicina d’urgenza quanto nell’assistenza territoriale. In un’Italia che invecchia e una sanità che si trasforma, il contributo infermieristico è diventato insostituibile.
A rendere ancora più significativo questo giorno è la sua origine: il 12 maggio è la data di nascita di Florence Nightingale, pioniera dell’infermieristica moderna. Una figura che oggi tornerebbe attuale più che mai, in un sistema sanitario che cerca equilibrio tra innovazione tecnologica e umanità. Gli infermieri del 2025 si muovono infatti tra cartelle cliniche digitali, monitoraggi da remoto, intelligenza artificiale e assistenza empatica al letto del paziente. Hanno imparato a fondere competenze tecniche, relazionali e organizzative, diventando veri e propri pilastri del nuovo welfare sanitario.
Il volto evoluto della professione infermieristica
Nel contesto post-pandemico, l’identità dell’infermiere si è ampliata in modo evidente. Oggi non si limita alla cura del corpo: abbraccia la salute mentale, il sostegno psicologico e l’educazione del paziente. In molte realtà ospedaliere e territoriali, è proprio l’infermiere a coordinare l’assistenza, a fare da ponte tra medico, paziente e famiglia, a individuare i segnali precoci di disagio fisico o emotivo. Ed è sempre l’infermiere, spesso, a essere presente nei momenti più critici e vulnerabili della vita di una persona.
Nonostante questo ruolo cresciuto, la professione continua a dover fronteggiare sfide urgenti: carenza di personale, burnout, condizioni lavorative spesso dure e riconoscimenti economici ancora insufficienti. In Italia mancano decine di migliaia di infermieri, e molti giovani scelgono di emigrare per cercare stipendi migliori e carriere più sostenibili. Un paradosso che rischia di mettere in crisi interi settori della sanità pubblica, proprio nel momento in cui il loro contributo è più richiesto.
Oltre la celebrazione: serve un impegno strutturale
Celebrare la Giornata Internazionale dell’Infermiere non può ridursi a una retorica di circostanza. È un momento che deve far riflettere le istituzioni, i cittadini e i media sul valore reale di una categoria professionale che tiene in piedi il sistema salute, ogni giorno, spesso nell’ombra. Riconoscere agli infermieri una dignità salariale e professionale all’altezza del loro impegno non è solo un dovere morale: è una scelta strategica per il futuro della sanità italiana.
Il 12 maggio non è solo un tributo, ma una chiamata all’azione. Perché dietro ogni terapia, ogni guarigione, ogni speranza di assistenza equa e di qualità, c’è quasi sempre una figura infermieristica. Invisibile forse, ma mai secondaria.