Fabri Fibra pubblica un nuovo video e pronuncia 8 parole su Berlusconi che stanno facendo esplodere i social

Fabri Fibra torna con “Che Gusto C’è”: il rap italiano che fotografa la realtà

Il panorama musicale italiano ha appena ricevuto una scossa elettrizzante che sta facendo discutere appassionati e critici. Fabri Fibra, il veterano del rap nostrano, torna a far parlare di sé con “Che Gusto C’è”, un brano che insieme a Tredici Pietro promette di scuotere le coscienze e rimettere al centro tematiche sociali spesso ignorate. Il canale ItalianHype, ormai punto di riferimento per gli appassionati di hip-hop italiano con i suoi 187.000 iscritti, ha lanciato questo missile musicale che sta già generando migliaia di visualizzazioni e commenti accesi sui social media.

La forza dirompente del brano risiede nella sua capacità di trasformare una semplice canzone rap in un vero e proprio manifesto generazionale, dove ogni verso diventa un piccolo schiaffo di consapevolezza e ogni riga una provocazione intelligente verso una società sempre più polarizzata tra apparenza e sostanza.

Il significato nascosto dietro la domanda “Che Gusto C’è”

La domanda che dà il titolo al brano non è affatto casuale ma rappresenta il mantra di una generazione che si trova a fare i conti con un’Italia divisa tra l’ostentazione del lusso e la cruda realtà quotidiana. Fabri Fibra non usa mezzi termini: dalla prima strofa emerge un ritratto impietoso di un paese ossessionato dal successo apparente, dove “rap italiano, pizza, Briatore” diventano simboli di un’identità culturale distorta e superficiale.

Il format del lyric video, scelto strategicamente per questo rilascio, amplifica l’impatto del messaggio. Su uno sfondo azzurro che richiama i cieli di Porto Cervo e Saint-Tropez, locations citate esplicitamente nel brano, scorrono le parole che pesano come macigni sulla coscienza dell’ascoltatore. Tredici Pietro si inserisce perfettamente nel mood compositivo con un ritornello che resta impresso nella memoria: una melodia accattivante che accompagna una riflessione tutt’altro che leggera sui valori della società contemporanea.

L’analisi sociale dell’Italia contemporanea secondo il rap

Una delle parti più interessanti del brano tocca un nervo scoperto della società italiana contemporanea, affrontando tematiche che raramente trovano spazio nelle produzioni musicali mainstream. Il riferimento alla morte di Berlusconi e al conseguente senso di “miglioramento” collettivo apre uno squarcio di lucidità su dinamiche politiche e sociali complesse. Secondo dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, l’Italia continua a registrare significative disparità economiche, con il 20% delle famiglie più ricche che detiene oltre il 60% della ricchezza nazionale totale.

La critica di Fibra non si limita alla dimensione musicale ma assume connotati sociologici profondi. Quando canta della “gente che spera, che sente Sfera”, fa riferimento a quel fenomeno che gli esperti di comunicazione definiscono “aspirational consumption”, il consumo aspirazionale che spinge le persone a desiderare uno stile di vita sostanzialmente irraggiungibile, alimentando frustrazione e insoddisfazione cronica.

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Social media e cultura della celebrità vuota nel nuovo singolo

Tredici Pietro nel ritornello centra il punto nevralgico della questione generazionale: tutti vogliono brillare e ottenere visibilità, ma “che gusto c’è se tutti stanno sempre meglio di te?”. È una fotografia spietata dell’era dei social media, dove il confronto costante con modelli di successo irraggiungibili genera frustrazione sistematica. Secondo uno studio del Centro Studi Investimenti Sociali, il 78% dei giovani italiani dichiara di sentirsi inadeguato rispetto ai modelli di successo proposti costantemente dai media tradizionali e digitali.

Il brano affronta coraggiosamente anche il tema della precarietà lavorativa mascherata da sogni di gloria effimera. Il riferimento esplicito al “Grande Fratello” e ai “successi che durano due secondi” rappresenta un affondo diretto verso quella cultura della celebrità istantanea che promette tutto e non mantiene sostanzialmente niente, lasciando i giovani in un limbo di aspettative irrealistiche.

L’impatto culturale di “Che Gusto C’è” sul pubblico italiano

Le oltre 130.000 visualizzazioni raggiunte in tempi rapidissimi confermano che il pubblico italiano è genuinamente affamato di contenuti musicali che vadano oltre l’intrattenimento fine a se stesso. ItalianHype ha centrato perfettamente l’obiettivo editoriale scegliendo di puntare su artisti che non hanno paura di guardare in faccia la realtà sociale contemporanea, anche quando questa si presenta scomoda o politically incorrect.

La scelta strategica del format lyric video si rivela particolarmente vincente in questo contesto: in un’epoca caratterizzata da sovrastimolazione visiva costante, concentrarsi esclusivamente sul testo permette di apprezzare pienamente la qualità della scrittura e la profondità del messaggio sociale. L’outro del brano risulta particolarmente significativo: “Siamo tutti cantanti, ma non ci sono canzoni” rappresenta una metafora perfetta di un’epoca dove tutti aspirano a essere protagonisti, ma pochissimi hanno davvero qualcosa di sostanziale da comunicare.

“Che Gusto C’è” non è semplicemente un brano da ascoltare passivamente, ma un interrogativo esistenziale da portare con sé nella vita quotidiana. In un paese che spesso preferisce le belle apparenze alla sostanza autentica, Fabri Fibra e Tredici Pietro dimostrano il coraggio di porre la domanda fondamentale: ma davvero, che gusto c’è in tutto questo?

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