Quei 23 minuti che il multitasking ti ruba ogni volta che controlli il telefono: neuroscienziato MIT spiega perché stai sabotando il tuo cervello

Multitasking: Il Mito della Super Produttività che Sta Sabotando il Tuo Cervello

Alzi la mano chi non ha mai pensato di essere un vero campione del multitasking! Stai scrivendo una mail importante mentre controlli Instagram, ascolti un podcast e tieni d’occhio le notifiche di WhatsApp. Ti senti come un supereroe della produttività, vero? La ricerca scientifica, però, suggerisce che questa percezione è fuorviante: il multitasking può ridurre la produttività complessiva anche del 40%, più che aumentarla, può comprometterla seriamente.

Il multitasking, cioè la tendenza a eseguire più compiti apparentemente allo stesso tempo, viene spesso percepito come un vantaggio moderno, ma numerosi studi dimostrano che svolgere più attività contemporaneamente comporta significativi svantaggi a livello di prestazione e benessere mentale.

La Verità Scomoda sul Multitasking: Non Esiste Davvero

Ecco il primo colpo di scena: il multitasking “reale”, cioè la capacità del cervello di compiere più azioni complesse e cognitive simultaneamente, non esiste se non per attività automatizzate come camminare o respirare. Per quanto riguarda compiti cognitivi impegnativi, si parla più propriamente di task switching, cioè un rapido passaggio da un’attività all’altra, che comporta comunque una riduzione della qualità e della velocità nell’esecuzione delle singole attività.

Il neuroscienziato Earl Miller del MIT ha ripetutamente chiarito che il cervello umano non è progettato per prestare attenzione a più cose contemporaneamente. Quando pensiamo di fare multitasking, in realtà stiamo solo spostando rapidamente il focus da un compito all’altro.

Il tuo cervello funziona come un prestigiatore che fa sparire e riapparire le palline: sembra che tenga tutto in aria contemporaneamente, ma in realtà sta manipolando una pallina alla volta, solo molto velocemente. La differenza? Il prestigiatore sa quello che fa, il tuo cervello un po’ meno.

Il Prezzo Nascosto del Task Switching

Ogni volta che cambi attività, subisci quello che in psicologia cognitiva viene definito “switch cost” o costo di commutazione: il passaggio tra compiti richiede tempo e risorse mentali extra, con conseguente aumento degli errori e dei tempi di risposta. È come se dovessi ogni volta spegnere un programma del computer e accenderne un altro: ci vuole tempo ed energia.

La psicologa Sophie Leroy ha definito questo fenomeno “attention residue”: dopo uno switch, una parte dell’attenzione resta ancorata al compito precedente, rendendo difficile un pieno coinvolgimento nella nuova attività. È come avere la mente divisa, letteralmente.

I Numeri che Fanno Paura: Quanto Costa Davvero il Multitasking

Ora arrivano i dati che ti faranno riflettere seriamente sulle tue abitudini lavorative. Ricerche condotte dalla professoressa Gloria Mark dell’Università della California hanno stimato che, dopo un’interruzione, occorrono in media circa 23 minuti per riprendere la concentrazione originaria. Sì, hai letto bene: quasi mezz’ora per tornare al livello di focus iniziale.

La stessa Gloria Mark ha riscontrato che i lavoratori vengono interrotti in media ogni 11 minuti. Facendo due calcoli, se ogni interruzione ci costa 23 minuti per recuperare la concentrazione… beh, capisci da solo che i conti non tornano affatto.

Il Multitasking e lo Stress: Una Relazione Tossica

Come se non bastasse, il multitasking costante comporta un carico cognitivo elevato, che può contribuire a elevare i livelli di stress, anche attraverso l’aumento del cortisolo, l’ormone tipicamente associato alla risposta da stress psicofisico. Quando salti continuamente da un compito all’altro, il tuo cervello interpreta questa situazione come uno stato di allerta costante.

Il risultato? Ti senti sempre agitato, stanco mentalmente e paradossalmente meno produttivo, nonostante la sensazione di essere sempre impegnato. È un po’ come essere su un tapis roulant: ti muovi tanto ma non vai da nessuna parte. Questo stato protratto di allerta può portare a stanchezza mentale, irritabilità e una percezione di insoddisfazione e inefficacia.

La Strategia del Monotasking: Il Superpotere Nascosto

Calma, non è tutto perduto! La buona notizia è che diverse strategie basate su evidenze scientifiche suggeriscono che concentrarsi su un singolo compito, suddividendo il tempo in blocchi produttivi, può migliorare drasticamente l’efficienza e la soddisfazione personale.

Invece di fare mille cose insieme male, la scienza ci suggerisce di fare una cosa alla volta, ma bene. Questa pratica si chiama monotasking o single-tasking, e i risultati sono sorprendenti. Studi condotti da Ophir, Nass e Wagner hanno dimostrato che le persone che si concentrano su un solo compito alla volta non solo lavorano meglio, ma sono anche più creative e fanno meno errori.

Il loro cervello, non dovendo gestire il caos del task switching, può dedicare tutte le sue risorse cognitive a quello che sta facendo. La tecnica del time blocking consiste nel dedicare blocchi di tempo specifici a compiti specifici, evitando interruzioni e distrazioni. Per esempio: dalle 9 alle 10.30 solo email, dalle 10.30 alle 12 solo quel progetto importante, e così via.

La Regola dei 90 Minuti: Cavalcare le Onde del Cervello

Il neuroscienziato Nathaniel Kleitman ha descritto i “ritmi ultradiani”, cicli fisiologici di circa 90 minuti che regolano l’alternanza tra stati di veglia e di picco di performance cognitiva. Durante questi cicli, abbiamo picchi di concentrazione seguiti da momenti di naturale declino dell’attenzione.

Invece di lottare contro questi ritmi naturali, possiamo sfruttarli a nostro vantaggio. Lavora intensamente per 90 minuti su un singolo compito, poi prenditi una pausa di 15-20 minuti per ottimizzare la produttività, in accordo con questi ritmi biologici. Il tuo cervello ti ringrazierà e la tua produttività schizzerà alle stelle.

Il Lato Oscuro delle Notifiche: Come Stanno Sabotaging la Tua Mente

Parliamo dell’elefante nella stanza: le notifiche. Quelle piccole lucine rosse e quei suonetti che sembrano innocui sono in realtà dei veri e propri sabotatori della concentrazione. Studi condotti da Ward e colleghi hanno confermato che la sola presenza dello smartphone, anche spento o silenziato, nelle vicinanze può ridurre la performance cognitiva.

Il cervello sa che c’è una potenziale fonte di stimolo e distrazione, e dedica parte delle sue risorse a “monitorarla”. La soluzione? Durante i tuoi blocchi di lavoro intenso, metti il telefono in un’altra stanza. Letteralmente. Non in borsa, non nel cassetto, in un’altra stanza.

Ogni notifica è come lanciare un sasso in uno stagno: crea onde che si propagano molto oltre il momento dell’interruzione. Anche una rapida occhiata a WhatsApp di 30 secondi può compromettere la tua concentrazione per i successivi 20-30 minuti. Il ricercatore Victor González e altri studiosi hanno documentato questo fenomeno: dopo ogni interruzione, si apre una finestra di vulnerabilità alle distrazioni secondarie.

Quando il Multitasking Può Funzionare (Spoiler: Quasi Mai)

Per essere onesti, ci sono alcuni rari casi in cui il multitasking può essere accettabile, ma stiamo parlando di combinazioni molto specifiche di attività. Il multitasking può essere efficace solo quando combina un compito automatico, come un’attività fisica leggera, e un compito cognitivo, come ascoltare musica, coinvolgendo risorse differenti del sistema nervoso.

Per esempio, ascoltare un audiolibro mentre fai jogging, o ascoltare musica mentre organizzi documenti. Ma appena introduci due attività che richiedono entrambe elaborazione cognitiva – come scrivere una mail mentre parli al telefono – torni nel territorio del task switching inefficace.

Il Futuro della Produttività: Meno è Meglio

La scienza ci sta insegnando qualcosa di rivoluzionario: nella produttività, come in molte altre cose, meno è meglio. Invece di cercare di fare tutto contemporaneamente, il segreto è fare meno cose, ma farle incredibilmente bene. L’approccio del “deep work” dimostra che la produttività e la qualità del lavoro aumentano quando si limitano le interruzioni e si applicano strategie di concentrazione.

Alcune grandi aziende hanno già introdotto sessioni di lavoro protetto come prassi organizzativa, riscontrando benefici sia in termini di benessere che di efficienza. La prossima volta che ti ritrovi con quindici schede aperte nel browser, tre app di messaggistica attive e stai cercando di scrivere una presentazione importante, ricordati di questo articolo.

Prova per una settimana a lavorare in modalità monotasking: scegli un compito, elimina le distrazioni, e dedicagli tutta la tua attenzione per un blocco di tempo definito. Potresti scoprire che non solo lavori meglio, ma ti senti anche più soddisfatto e meno stressato. E questo, secondo la scienza, non è solo una sensazione: è la realtà di un cervello che finalmente può esprimere tutto il suo potenziale.

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