Il Sollievo Istantaneo: La Psicologia del Blocco Digitale
Ammettiamolo: tutti abbiamo premuto quel pulsante. Quel piccolo, meraviglioso tasto “blocca” che sembra risolvere immediatamente un problema che ci tormentava da settimane. E subito dopo? Un’ondata di sollievo così intensa che quasi ci fa sentire in colpa. Quasi. Ma perché bloccare qualcuno sui social ci regala questa sensazione di liberazione istantanea?
La risposta risiede nel modo in cui il nostro cervello gestisce lo stress e il controllo. Secondo gli studi del neuroscienziato Robert Sapolsky della Stanford University, uno degli elementi più stressanti della vita moderna è la sensazione di mancanza di controllo. Nel suo celebre “Why Zebras Don’t Get Ulcers”, Sapolsky evidenzia come la perdita di controllo su fattori ambientali sia il principale generatore di stress nel cervello umano.
Quando blocchi qualcuno sui social, stai essenzialmente riprendendo il controllo di uno spazio che sentivi violato. È come chiudere la porta di casa tua a qualcuno che continuava a entrare senza permesso. Il tuo feed, le tue storie, i tuoi post: sono il tuo territorio digitale, e tu ne sei il guardiano.
La Fine dell’Iper-vigilanza Digitale
Prima di bloccare quella persona, probabilmente ti sei sorpreso a controllare ossessivamente se avesse visualizzato le tue storie, commentato i tuoi post, o pubblicato contenuti che ti riguardavano indirettamente. Questa forma di iper-vigilanza è estremamente logorante dal punto di vista cognitivo.
Uno studio condotto presso l’Università della Pennsylvania nel 2018 ha dimostrato che il monitoraggio costante aumenta significativamente i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Quando finalmente blocchi quella persona, il tuo cervello può finalmente smettere di essere in allerta costante. Non devi più chiederti cosa sta facendo, cosa pensa, o come reagirà ai tuoi contenuti.
La psicologa sociale Sherry Turkle del MIT ha evidenziato nei suoi studi come i social media abbiano creato un’aspettativa di accessibilità costante che può risultare psicologicamente opprimente. Bloccare qualcuno spezza questa catena di accessibilità forzata, restituendoci un senso di autonomia che pensavamo di aver perso.
Il Potere della Chiusura Definitiva
Il blocco è diverso dal semplice smettere di seguire qualcuno. È definitivo, irreversibile nella sua intenzione. È una dichiarazione. Gli studi sulla chiusura psicologica condotti dalla ricercatrice Arie Kruglanski della University of Maryland dimostrano che il nostro cervello ha bisogno di conclusioni definitive per processare le esperienze negative.
Semplicemente non seguire più qualcuno lascia la porta socchiusa. Potrebbero ancora vedere i tuoi contenuti pubblici, potrebbero ancora inviarti messaggi. Il blocco, invece, sbatte quella porta e gira la chiave. È una chiusura psicologica che il nostro cervello riconosce e apprezza.
La Neurobiologia del Sollievo
Quando premi quel pulsante “blocca”, succede qualcosa di fisico nel tuo cervello. La ricerca neuroscientifica ha dimostrato che l’atto di prendere una decisione risolutiva attiva il sistema di ricompensa cerebrale, rilasciando dopamina.
La dopamina non è solo l’ormone del piacere, è anche l’ormone della risoluzione. Secondo gli studi condotti dalla neuroscienziata Tali Sharot presso lo University College London, il nostro cervello rilascia dopamina quando completiamo un compito che rimandavamo da tempo o quando risolviamo un problema che ci assillava.
Quella persona sui social era diventata un problema cognitivo irrisolto, un ciclo aperto nella tua mente. Bloccarla chiude quel ciclo, e il tuo cervello ti ricompensa per averlo fatto.
L’Effetto Ansiolitico del Distacco
Diversi studi pubblicati sulla rivista Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking hanno evidenziato come l’esposizione costante a persone che ci causano stress sui social media possa mantenere attivo il sistema nervoso simpatico, quello responsabile della risposta “combatti o fuggi”.
Bloccare qualcuno è letteralmente scegliere la fuga, ma in modo sano e costruttivo. Non stai evitando il problema, stai rimuovendo attivamente la fonte di stress dal tuo ambiente digitale. E il tuo sistema nervoso parasimpatico, quello della calma e del rilassamento, può finalmente attivarsi.
Il Blocco Come Atto di Auto-Affermazione
Esiste un concetto in psicologia chiamato “teoria dell’auto-affermazione”, sviluppato dallo psicologo Claude Steele nel 1988. Secondo questa teoria, le persone sono motivate a mantenere una percezione positiva di sé stesse, specialmente quando questa percezione viene minacciata.
Bloccare qualcuno è un atto di auto-affermazione potente. Stai dicendo a te stesso: “Io merito meglio di questo”. Stai stabilendo un confine chiaro e comunicando, anche se solo a livello simbolico, che il tuo benessere mentale viene prima delle convenzioni sociali o del timore del giudizio altrui.
La psicologa clinica Nedra Glover Tawwab, autrice del bestseller “Set Boundaries, Find Peace”, sottolinea come stabilire confini chiari sia essenziale per la salute mentale. Nella sua pratica clinica, osserva regolarmente come le persone che faticano a stabilire confini nella vita reale trovino ancora più difficile farlo online.
Situazioni Comuni: Quando il Blocco Diventa Necessario
Parliamo delle situazioni reali in cui le persone si trovano a premere quel fatidico bottone. Marco ha bloccato la sua ex dopo che lei ha passato sei mesi a mettere “mi piace” selettivamente solo alle foto in cui appariva solo, ignorando quelle con la nuova fidanzata. Dopo il blocco, ha riferito di sentirsi come se gli fosse stato tolto un peso dal petto.
Giulia ha bloccato un collega che aveva iniziato a monitorare ossessivamente le sue attività sui social, commentando in modo inappropriato le sue foto personali. Il sollievo è stato immediato: finalmente poteva condividere momenti della sua vita privata senza sentirsi osservata da occhi indesiderati.
Secondo ricerche sulla privacy digitale condotte dall’Oxford Internet Institute, la percezione di essere osservati costantemente online attiva le stesse aree cerebrali associate all’ansia sociale nella vita reale.
La Pressione Culturale Italiana
In Italia esiste una forte pressione sociale verso il mantenimento delle relazioni, anche quelle disfunzionali. “Ma è tua cugina”, “Ma vi conoscete da una vita” sono frasi che molti italiani sentono quando cercano di stabilire confini.
Studi pubblicati sull’European Journal of Social Psychology confermano che nelle società mediterranee la pressione culturale a mantenere legami sociali è particolarmente intensa. Questo contesto rende il blocco digitale ancora più significativo: è un atto di ribellione gentile contro aspettative sociali opprimenti.
Protezione Sana vs Evitamento Patologico
È importante distinguere tra l’evitamento patologico e la protezione salutare. L’evitamento patologico è quando fuggiamo da ogni situazione scomoda, impedendoci di crescere. La protezione salutare è quando riconosciamo che una particolare relazione è dannosa e decidiamo consapevolmente di rimuoverla.
Gli psicologi comportamentali come Richard Heimberg fanno una distinzione chiara: l’evitamento patologico è guidato da meccanismi di ansia irrazionale, mentre il blocco salutare è guidato dall’auto-rispetto e dalla consapevolezza del danno potenziale di una relazione.
Una delle cose più interessanti del bloccare qualcuno sui social è quanto raramente ce ne pentiamo davvero. Ricerche recenti sui comportamenti di auto-protezione digitale rilevano che la stragrande maggioranza degli utenti che hanno bloccato una fonte di stress riferisce sensazioni di sollievo persistenti anche a distanza di mesi.
Il Blocco Come Mindfulness Digitale
Jon Kabat-Zinn, pioniere della mindfulness in Occidente, definisce questa pratica come “prestare attenzione intenzionalmente, nel momento presente e senza giudizio”. Applicata al digitale, la mindfulness significa essere consapevoli di come le nostre interazioni online influenzano il nostro stato emotivo.
Bloccare qualcuno, in questa prospettiva, diventa un atto di consapevolezza: riconosco che questa persona influenza negativamente il mio stato mentale, e scelgo intenzionalmente di modificare la situazione. Cal Newport, professore alla Georgetown University e autore di “Digital Minimalism”, sostiene che curare intenzionalmente il proprio ambiente digitale è cruciale quanto curare il proprio ambiente fisico.
Pensa ai tuoi social media come a un giardino. Se lasci crescere erbacce tossiche, soffocheranno i fiori. Bloccare qualcuno è semplicemente rimuovere un’erbaccia che stava rubando nutrienti alle piante che vuoi coltivare: relazioni positive, contenuti ispiranti, connessioni autentiche.
Quando Prestare Attenzione
È importante riconoscere quando il bloccare persone diventa un pattern problematico. Se ti ritrovi a bloccare costantemente persone per ragioni superficiali, o se il blocco diventa la tua unica strategia di gestione del conflitto, potrebbe essere il momento di esplorare questioni più profonde.
La psicoterapeuta Esther Perel evidenzia come alcune persone utilizzino la tecnologia per evitare completamente la vulnerabilità e il confronto, il che può impedire la crescita personale e relazionale. L’equilibrio sta nel riconoscere quando il blocco è protezione sana e quando diventa fuga eccessiva.
Il fenomeno del “Cosa penserà di me” trattiene molte persone dal bloccare. Ma ecco una verità liberatoria: l’opinione di qualcuno che ti causa disagio non dovrebbe avere più importanza del tuo benessere. La teoria dell’individuazione di Carl Jung ci ricorda che parte del diventare adulti è smettere di vivere per le aspettative altrui.
Perché ci sentiamo così bene dopo aver bloccato qualcuno? Perché stiamo onorando i nostri bisogni, stabilendo confini sani, riprendendo il controllo del nostro spazio e permettendo al nostro sistema nervoso di rilassarsi. È un atto di auto-cura travestito da semplice clic.
La prossima volta che premi quel pulsante “blocca” e senti quell’ondata di sollievo, sappi che non sei cattivo, debole o esagerato. Stai semplicemente ascoltando la saggezza del tuo corpo e della tua mente. Il sollievo che senti è il tuo sistema nervoso che ti ringrazia per aver finalmente scelto te stesso.