Se vuoi una vita felice dopo i 60 anni e oltre, inizia a dire addio a queste 8 abitudini
Sessant’anni non sono più quelli di una volta. Se i nostri nonni a questa età si consideravano anziani pronti alla pensione e al dondolio sulla sedia a dondolo, oggi i sessantenni scalano montagne, cambiano carriera, viaggiano per il mondo e reinventano completamente la propria vita. Ma c’è un segreto che distingue chi vive questa fase con gioia e vitalità da chi invece si trascina stancamente: le abitudini.
La ricerca in psicologia dell’invecchiamento ha dimostrato una sorprendente plasticità cerebrale anche dopo i 60 anni. Secondo studi condotti dalla neuroscienziata Laura Carstensen della Stanford University, fondatrice della teoria della selettività socioemotiva, con l’avanzare dell’età le persone migliorano nella regolazione delle emozioni e si concentrano maggiormente su ciò che è significativo nella loro vita. Invecchiando diventiamo effettivamente più bravi a distinguere ciò che conta davvero. Ma questo superpotere può essere facilmente sabotato da abitudini tossiche che ci portiamo dietro da decenni.
Parliamoci chiaro: cambiare abitudini radicate non è una passeggiata. Ma la buona notizia è che dopo i 60 hai un vantaggio enorme rispetto ai ventenni: la saggezza di sapere cosa funziona e cosa no, e la libertà di fregartene del giudizio altrui. Allora, quali sono queste abitudini che stanno tra te e la tua migliore versione post-sessantenne?
Smetti di rimandare i controlli medici come se fossi immortale
Ok, lo sappiamo tutti: andare dal medico non è divertente come un aperitivo con gli amici. Ma c’è una differenza enorme tra prevenzione e procrastinazione. La psicologia comportamentale chiama questo fenomeno “bias dell’ottimismo”: quella vocina nella testa che dice “a me non succederà mai”. Spoiler: può succedere a tutti. La differenza è che chi affronta proattivamente la propria salute mantiene un senso di controllo sulla propria vita, un fattore psicologico cruciale per il benessere secondo la teoria dell’autodeterminazione.
Non stiamo parlando di diventare ipocondriaci che vivono nello studio del medico. Ma quella visita oculistica che rimandi da tre anni? Quel controllo cardiologico che “tanto mi sento bene”? Sono piccoli investimenti che pagano dividendi enormi in termini di serenità e qualità della vita. La prevenzione, soprattutto per malattie cardiovascolari e metaboliche, è associata a una maggiore longevità e benessere secondo numerosi studi epidemiologici.
Abbandona l’abitudine di isolarti socialmente
Ecco una verità scomoda: dopo i 60 anni, mantenere una vita sociale attiva richiede più sforzo consapevole. I figli sono cresciuti, magari il lavoro non c’è più, alcuni amici si sono trasferiti o non ci sono più. È facilissimo scivolare nell’isolamento, un centimetro alla volta.
Ma preparati a questo dato che fa riflettere: l’isolamento sociale è stato associato a un aumento della mortalità in una misura paragonabile ad altri fattori di rischio come il fumo. Non è un’esagerazione da titolo clickbait, è scienza vera e propria. Il cervello umano è cablato per la connessione sociale. L’interazione faccia a faccia favorisce il rilascio di neurotrasmettitori come dopamina e ossitocina, che funzionano come un vaccino naturale contro stress e declino cognitivo.
La soluzione non è diventare farfalloni sociali se non è nella tua natura. Bastano poche relazioni significative, mantenute con costanza. Quel corso che hai sempre rimandato, il volontariato, il circolo del libro, persino un caffè settimanale con un amico: sono investimenti che rendono interessi composti in felicità.
Lascia andare l’abitudine di nutrirti come se avessi ancora 30 anni
Ah, il metabolismo. Quel vecchio amico che a un certo punto decide di andarsene in vacanza permanente senza nemmeno avvisarti. Ma il punto non è solo il peso sulla bilancia: è che dopo i 60 anni il corpo ha bisogno di nutrienti diversi e in quantità diverse per mantenersi in salute ottimale.
La dieta mediterranea, quella vera, non la versione con la pizza quattro formaggi, è stata associata a maggiore aspettativa di vita, miglior funzione cerebrale e minore incidenza di malattie croniche. Ma ecco la parte psicologica interessante: spesso ci aggrappiamo alle nostre abitudini alimentari perché sono legate all’identità e ai ricordi. Cambiare non significa rinnegare chi sei stato, ma onorare chi stai diventando.
Non devi rinunciare a tutto ciò che ami. Si tratta della “regola dell’80/20”: scelte nutrienti la maggior parte del tempo, con piccolo spazio per concessioni e piaceri alimentari. Il tuo corpo di oggi merita attenzioni diverse rispetto a quello di vent’anni fa.
Smetti di identificarti esclusivamente con ciò che eri professionalmente
Questa è grossa, soprattutto per chi ha costruito tutta la propria identità attorno alla carriera. Quando qualcuno ti chiede “cosa fai?” e la tua risposta è “sono in pensione”, senti un vuoto straniante? La transizione dall’identità lavorativa a un’identità più ampia è uno degli snodi psicologici più critici dopo i 60 anni.
Erik Erikson identificò questa fase come il conflitto tra “generatività e stagnazione”: essenzialmente, la differenza tra continuare a crescere o fossilizzarsi. Studi successivi hanno confermato che mantenere un senso di scopo dopo il pensionamento sostiene la funzione cognitiva e il benessere emotivo.
Le persone più felici dopo i 60 sono quelle che ridefiniscono il concetto di “essere produttivi”. Non sei più il tuo titolo di lavoro, e questa non è una perdita: è una liberazione. Sei libero di esplorare passioni che avevi messo in pausa, di imparare per il puro piacere di imparare, di contribuire alla società in modi che prima non erano possibili.
Abbandona la paura di imparare cose nuove
C’è un mito culturale tossico che dice che dopo una certa età non si possono imparare cose nuove. “Sono troppo vecchio per questo” è probabilmente una delle frasi più dannose che puoi dire a te stesso. La neuroplasticità, la capacità del cervello di formare nuove connessioni, persiste durante tutto l’arco della vita.
Studi condotti dall’Università della California hanno dimostrato che l’apprendimento di competenze nuove può stimolare la formazione di nuove connessioni neurali nel cervello degli over 60. Ma ecco il trucco psicologico: devi essere disposto a essere un principiante. Carol Dweck chiama questo “growth mindset”, la mentalità di crescita che vede le sfide come opportunità di apprendimento.
Vuoi imparare una lingua? Usare quello smartphone che ti intimidisce? Prendere lezioni di ballo o di pittura? Il momento migliore era 20 anni fa. Il secondo momento migliore è adesso. E sì, sarai goffo all’inizio. E allora? La goffaggine è semplicemente il prezzo d’ingresso per diventare bravo in qualcosa di nuovo.
Lascia andare i rancori e le relazioni tossiche che ti prosciugano
Dopo i 60 anni, il tempo assume una qualità diversa. Non è pessimismo, è realismo: non hai più un’infinità di giorni davanti. E questo, paradossalmente, è liberatorio. Quando percepiamo il tempo come limitato, diventiamo naturalmente più selettivi riguardo a dove investiamo la nostra energia emotiva.
Quel familiare che ti fa sentire sempre inadeguato? Quell’amicizia che ormai è solo abitudine e lamentele? Quel rancore per qualcosa successo vent’anni fa che porti come uno zaino pieno di sassi? Tempo scaduto. La ricerca in psicologia del perdono ha documentato effetti benefici sul benessere psico-fisico, inclusi livelli più bassi di cortisolo e pressione sanguigna più regolare.
Lasciare andare il risentimento non è un regalo che fai a chi ti ha ferito: è un regalo che fai a te stesso. Non significa diventare zerbini o permettere comportamenti tossici. Significa semplicemente liberare spazio mentale ed emotivo prezioso per ciò che veramente ti nutre.
Smetti di trascurare il movimento fisico
No, non devi correre una maratona o iscriverti a CrossFit. Ma l’abitudine della sedentarietà è probabilmente la più insidiosa e dannosa per il benessere dopo i 60 anni. L’inattività fisica rappresenta uno dei principali fattori di rischio per malattie non trasmissibili, ma la questione non è solo fisica: è profondamente psicologica.
L’esercizio fisico regolare è uno degli antidepressivi naturali più potenti che abbiamo. L’attività fisica, anche moderata come una camminata quotidiana, riduce lo stato infiammatorio, migliora il tono dell’umore e favorisce la salute cardiovascolare. Il movimento rilascia endorfine, migliora il sonno, aumenta la fiducia in se stessi e fornisce quel senso di controllo sulla propria vita così cruciale per il benessere psicologico.
La chiave è trovare qualcosa che ti piaccia abbastanza da farlo regolarmente. Non deve essere una tortura. Giardinaggio, nuoto, tai chi, passeggiate nel parco con un amico, ballo: il movimento migliore è quello che farai davvero. La regolarità, più che l’intensità, è fondamentale per i benefici a lungo termine.
Abbandona l’abitudine di vivere nel passato o di temere il futuro
Questa è forse l’abitudine più sottile ma più pervasiva: quella mente che salta costantemente tra rimpianti del passato e ansie sul futuro, perdendo completamente l’unico momento in cui la vita accade davvero: adesso. Jon Kabat-Zinn ha dimostrato che la meditazione mindfulness riduce ansia, depressione e aumenta la soddisfazione di vita anche in persone anziane.
Dopo i 60 anni, c’è una tentazione naturale a passare molto tempo nei ricordi. I ricordi sono preziosi, ma quando diventano una prigione che ti impedisce di vivere pienamente il presente, diventano un problema. Allo stesso modo, l’ansia anticipatoria ruba energia vitale che potrebbe essere investita nel qui e ora.
La buona notizia è che la capacità di vivere nel presente è un’abilità che si può allenare, proprio come un muscolo. Pratiche semplici come la respirazione consapevole, la meditazione per principianti, o semplicemente l’abitudine di notare con tutti i sensi ciò che sta accadendo in questo momento possono fare una differenza enorme.
Il filo rosso: sei sempre in evoluzione
Se c’è un messaggio che attraversa tutte queste otto abitudini da abbandonare, è questo: invecchiare non significa smettere di crescere. La psicologia positiva ha scoperto qualcosa di bellissimo: la felicità dopo i 60 anni spesso aumenta, in quello che viene chiamato “la curva a U della felicità”.
Ricerche condotte su oltre mezzo milione di individui mostrano che la soddisfazione di vita tende a toccare il minimo intorno ai 47 anni, per poi risalire costantemente. Molti ultra-sessantenni riportano livelli di felicità paragonabili o superiori a quelli dell’età giovanile.
Ma questa felicità non arriva per magia. Arriva facendo scelte consapevoli su quali abitudini mantenere e quali lasciare andare. Arriva dalla saggezza di sapere che hai ancora tanto da dare e da ricevere dalla vita. Arriva dall’accettare che cambiare è possibile a qualsiasi età.
Le abitudini sono potenti perché operano in automatico, sotto il radar della consapevolezza. Ma una volta che le porti alla luce, una volta che riconosci quali ti servono e quali ti sabotano, hai il potere di riscrivere il copione della tua vita.
Quindi, quale di queste otto abitudini risuona di più con te? Quale senti sia il momento di lasciare andare? Non devi affrontarle tutte insieme: i ricercatori del comportamento suggeriscono che cambiare una abitudine alla volta ha tassi di successo molto più alti che tentare trasformazioni massive.
I tuoi 60 anni e oltre non sono un epilogo. Sono un capitolo nuovo, ricco di possibilità che non erano disponibili prima: la libertà da aspettative altrui, la saggezza acquisita, la chiarezza su ciò che conta davvero. È il momento di liberarti dalle catene invisibili di abitudini che non ti servono più, per fare spazio a tutto ciò che può ancora fiorire.
Perché la verità, supportata da decenni di ricerca psicologica, è questa: non sei mai troppo vecchio per creare la vita che desideri. Devi solo avere il coraggio di dire addio a ciò che ti trattiene.