La nuova serie di Sky, Hanno Ucciso l’Uomo Ragno, ha fatto il suo debutto con i primi due episodi lo scorso venerdì, suscitando grande curiosità tra il pubblico. Ecco una recensione dell’inizio di quest’avventura che racconta degli esordi di Max Pezzali e Mauro Repetto: c’è solo un punto debole.
Con la regia di Sydney Sibilia, già noto per il suo stile dinamico e innovativo (pensate alla trilogia di Smetto quando voglio), Hanno Ucciso l’Uomo Ragno si presenta come un inno generazionale che punta a celebrare sogni, amicizie e musica. Il titolo stesso rimanda a una delle canzoni più iconiche degli anni ’90 degli 883, preannunciando una colonna sonora che accompagna perfettamente l’atmosfera nostalgica della serie. Fin dai primi minuti, la produzione riesce a catturare l’attenzione grazie a un uso sapiente della voce narrante. Questo elemento dona alla serie un tono intimo e riflessivo, guidando lo spettatore attraverso i pensieri e le emozioni dei protagonisti. Non è un semplice espediente narrativo: diventa una finestra aperta sull’interiorità dei personaggi, aiutando a creare un forte legame emotivo con il pubblico.
Un altro grande punto a favore è la regia magistrale di Sydney Sibilia, che con il suo approccio fresco e non convenzionale riesce a dare una marcia in più alla narrazione. La scelta di una fotografia vintage, che richiama le atmosfere degli anni ’90, crea un senso di malinconia e fascino visivo che avvolge ogni scena. La cura nei dettagli visivi è sorprendente: luci soffuse, colori caldi e un’estetica retrò contribuiscono a rendere l’intera serie un viaggio temporale che si adatta perfettamente al mood nostalgico delle canzoni degli 883.
Hanno Ucciso l’Uomo Ragno, la serie che racconta la storia di Max Pezzali e Mauro Repetto
Molto convincenti anche le interpretazioni dei due protagonisti, Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli. Entrambi danno vita a personaggi ben caratterizzati e credibili, la cui dinamica è uno dei motori della serie. Max e Mauro, i loro alter ego sullo schermo, sono due giovani con sogni diversi ma complementari. Il messaggio che emerge è chiaro: in due ci si può “compensare” per raggiungere i propri obiettivi. Quello che manca a Max – la fiducia in sé stesso, lo ha Mauro, e viceversa, quel ‘quid’ che manca a Mauro ce l’ha Max. Questo crea un’alchimia che rende la loro amicizia il cuore pulsante della trama.
La serie trasmette un messaggio profondo e universale: nessuno può farcela da solo, e solo attraverso la condivisione e l’unione dei propri punti di forza si può davvero raggiungere il successo. È una celebrazione del valore dell’amicizia e della collaborazione, tematiche che risuonano fortemente con il pubblico giovane e non solo. Ma c’è anche un altro messaggio: mai smettere di sognare e credere in sé stessi. Non meno importante è la colonna sonora, ricca di brani iconici che hanno segnato un’intera generazione. Le canzoni degli 883 non sono solo un piacevole accompagnamento musicale, ma si intrecciano alla perfezione con la narrazione, diventando parte integrante del racconto.
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Nonostante i numerosi aspetti positivi, Hanno Ucciso l’Uomo Ragno potrebbe presentare un piccolo ‘punto debole’. Nella prima puntata compare un personaggio molto famoso della televisione italiana (non faremo spoiler qui!), interpretato da una giovane attrice. Tuttavia, il suo ruolo sembra essere più una parodia che una vera celebrazione di questa “regina” del piccolo schermo. La sua interpretazione potrebbe risultare ‘eccessiva’, stonando con il tono generale della serie. Questo elemento potrebbe rischiare di rompere per un attimo la magia della narrazione, anche se si tratta di un dettaglio che non compromette il valore complessivo dello show.