Il caro-pizza è il risultato di un mix tra inflazione, scelte imprenditoriali e trasformazioni culturali.
In un Paese dove la pizza è patrimonio identitario e simbolo di convivialità, il caro-pizza tocca corde profonde. Non è solo una questione di prezzo, ma di valori: la pizza è di tutti, o solo di chi se la può permettere? Una pizza margherita da 28 euro?
Non è uno scherzo né un errore di battitura. In alcune città italiane – da Milano a Forte dei Marmi – il prezzo della pizza base, quella con pomodoro e mozzarella, ha ormai raggiunto cifre impensabili fino a pochi anni fa. Il fenomeno del “caro-pizza” sta suscitando polemiche, riflessioni e una domanda semplice quanto spinosa: perché la pizza, simbolo della cucina popolare, sta diventando un lusso?
Un aumento silenzioso ma costante
Secondo i dati pubblicati da diverse associazioni di consumatori, il prezzo medio di una pizza margherita in Italia è aumentato del 18,3% negli ultimi sei anni. Se nel 2019 una margherita costava mediamente tra i 5 e i 7 euro, oggi non è raro trovarla a 10, 12 o addirittura 15 euro nelle città turistiche o nei locali gourmet. In alcuni casi, il prezzo supera abbondantemente i 20 euro, con punte record di 28 euro.
Le cause principali del caro-pizza
Il rincaro non è casuale né limitato alla speculazione. Ecco i fattori principali che lo giustificano (almeno in parte): Aumento del costo delle materie prime: Farina, pomodoro, mozzarella e olio d’oliva hanno subito rincari a doppia cifra a causa dell’inflazione e dei cambiamenti climatici che hanno colpito l’agricoltura.
Energia e trasporti: I costi dell’energia, del gas e della logistica sono cresciuti notevolmente negli ultimi anni, influendo anche sul settore della ristorazione.
Qualità e branding: Alcune pizzerie puntano su ingredienti DOP, farine integrali bio, mozzarelle di bufala artigianali e impasti a lunga lievitazione. In questi casi, la qualità si paga, ma spesso anche il “marchio” fa lievitare il conto.
Turismo e location: A Venezia, Milano, Firenze o nelle località costiere, il prezzo della pizza risente dell’effetto “turista” e della rendita immobiliare dei locali.
Gourmet o esagerazione?
Nel mondo della pizza, si sta verificando una trasformazione culturale. Quella che era una pietanza umile, accessibile a tutti, si è in parte nobilitata fino a diventare oggetto di sperimentazione culinaria. Chef stellati e pizzaioli premiati propongono versioni “firmate” con topping ricercati, impasti speciali e presentazioni da alta cucina. Ma dove finisce l’innovazione e dove inizia il marketing?
Cosa ne pensano i clienti?
Le reazioni sono divise: c’è chi è disposto a spendere pur di gustare un prodotto unico e chi, al contrario, parla di “furto legalizzato”. Alcuni utenti sui social ironizzano: “A questo punto chiamatela ‘pizza NFT’”. Altri lamentano come la pizza, un tempo simbolo di socialità e accessibilità, stia diventando un bene elitario.