Il segreto che i tecnici non ti dicono mai sui radiatori che non scaldano

Un termosifone che funziona solo a metà rappresenta molto più di un semplice disagio quotidiano. Durante i primi giorni freddi dell’autunno, quando finalmente decidiamo di accendere il riscaldamento dopo mesi di inattività, può capitare di notare che alcuni radiatori presentano un comportamento anomalo: la parte superiore diventa calda come previsto, ma quella inferiore rimane inspiegabilmente fredda o tiepida.

Questo fenomeno, apparentemente banale, nasconde in realtà un’inefficienza strutturale che può compromettere significativamente il bilancio termico dell’intera abitazione. Non si tratta solo di una questione di comfort: quando un radiatore non funziona al massimo delle sue potenzialità, l’intero sistema di riscaldamento deve compensare lavorando più intensamente, con conseguenze dirette sui consumi energetici e sull’usura dell’impianto. La situazione diventa particolarmente evidente nelle prime settimane di utilizzo stagionale, quando l’impianto viene riattivato dopo una lunga pausa estiva.

Termosifone freddo in basso: le vere cause del problema

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, nel 90% dei casi il termosifone risulta metà caldo e metà freddo non per problemi strutturali, ma semplicemente perché la valvola termostatica ha raggiunto la temperatura impostata e ha automaticamente interrotto il flusso d’acqua. Questo meccanismo rappresenta il normale funzionamento del sistema di regolazione termica.

Tuttavia, quando la parte superiore del radiatore è calda e quella inferiore resta decisamente fredda anche dopo ore di funzionamento, significa che qualcosa sta effettivamente bloccando la circolazione dell’acqua calda all’interno del corpo radiante. La distribuzione del calore in un termosifone dipende da un flusso regolare di acqua calda che entra dall’alto e si diffonde per convezione naturale verso il basso.

Quando questo processo viene interrotto, l’aria intrappolata nei radiatori tende ad accumularsi nella parte superiore del radiatore, creando delle bolle che formano un cuscinetto isolante. Questa situazione può essere causata anche da una pressione insufficiente della caldaia, da un circolatore difettoso o da una valvola di sfiato ostruita.

Fango e sedimenti: nemici nascosti del radiatore

Sebbene l’aria rappresenti una delle cause più comuni, il fango è in realtà la causa più frequente di questi problemi. Nel tempo, morchia e sedimenti si depositano sul fondo del termosifone perché il fango è denso e pesante, creando così le zone fredde nella parte inferiore del radiatore.

Questo accumulo di sporcizia, calcare e sedimenti crea dei veri e propri blocchi nei canali di flusso interni, impedendo all’acqua calda di circolare completamente attraverso tutto il corpo del radiatore. Il fenomeno è particolarmente pronunciato negli impianti più datati o in quelli che non hanno beneficiato di manutenzione regolare negli anni.

Altri indizi che suggeriscono la presenza di questi problemi includono consumi più elevati del normale senza un reale aumento del comfort abitativo, instabilità nella pressione dell’impianto, e un funzionamento irregolare della caldaia che sembra faticare più del solito per raggiungere e mantenere la temperatura desiderata.

Come sfiatare i termosifoni: la soluzione immediata

Fortunatamente, quando il problema è legato alla presenza di aria nell’impianto, la soluzione è alla portata della maggior parte degli utenti. Ogni termosifone moderno è dotato sulla parte alta laterale di una valvola di sfogo, nota anche come valvolina di sfiato. Questa piccola valvola ha un alloggiamento quadrato o scanalature adatte a una chiavetta apposita, facilmente reperibile in qualsiasi ferramenta.

La manutenzione regolare dei radiatori prevede che le valvoline di sfiato che si trovano nella parte alta del calorifero siano fondamentali per eliminare le sacche d’aria che occupano lo spazio destinato all’acqua calda. La procedura di sfiato deve seguire alcuni passaggi specifici per garantire sicurezza ed efficacia.

Prima di iniziare, è fondamentale assicurarsi che il riscaldamento sia acceso da almeno 15-20 minuti, in modo che l’aria interna sia sotto pressione. Questo dettaglio è cruciale: tentare di sfiatare con l’impianto spento o freddo può risultare inefficace, poiché l’aria non ha la pressione necessaria per fuoriuscire correttamente dalla valvola.

Il processo prevede di posizionare un contenitore e un panno sotto la valvolina, poiché inevitabilmente uscirà acqua calda. Aprendo leggermente la valvola ruotandola in senso antiorario, si sentirà immediatamente un caratteristico sibilo d’aria. È importante attendere pazientemente: appena inizia a fuoriuscire acqua continua e senza bollicine, significa che l’aria è stata completamente evacuata e si può richiudere la valvola.

Pressione caldaia e sequenza corretta per termosifoni efficienti

È importante ripetere il procedimento su tutti i radiatori che presentano problemi, partendo da quelli più vicini alla caldaia e procedendo progressivamente verso quelli più lontani. Questa sequenza evita di far spostare l’aria da un radiatore all’altro durante le operazioni.

Dopo questa operazione, diventa fondamentale verificare la pressione dell’impianto sul manometro della caldaia, se si dispone di riscaldamento autonomo. La pressione corretta della caldaia deve stare tra 1 e 1,5 bar, e se scende troppo, sarà necessario rabboccare l’acqua dal rubinetto di carico dell’impianto.

Uno degli errori più comuni è quello di sfiatare con il riscaldamento spento. In queste condizioni l’aria non è in pressione e può non defluire correttamente, lasciando il problema sostanzialmente irrisolto e creando frustrazione nell’utente che non vede miglioramenti.

Radiatore sempre freddo: quando lo sfiato non risolve

Se il termosifone continua a rimanere freddo nella parte inferiore anche dopo due o tre interventi di sfiato eseguiti correttamente, oppure se durante l’operazione non esce affatto acqua dalla valvolina, è molto probabile che ci siano blocchi interni più significativi. L’accumulo di sporcizia, fango, sedimenti e calcare nella parte inferiore rappresenta una delle cause più frequenti di malfunzionamento cronico.

In questi casi, una semplice verifica consiste nel toccare il tubo di mandata e quello di ritorno accanto al radiatore: se quello di ritorno risulta molto più freddo rispetto alla mandata, significa che c’è un problema di flusso interno che richiede un intervento più approfondito da parte di un tecnico qualificato.

Il professionista può effettuare un lavaggio del radiatore in loco oppure, nei casi più severi, procedere con un lavaggio chimico dell’intero impianto. Quest’ultima soluzione risulta particolarmente consigliabile per impianti che hanno molti anni di utilizzo senza manutenzione specifica.

Prevenzione e valvole termostatiche per riscaldamento ottimale

Anche quando l’operazione di sfiato risolve efficacemente il problema immediato, esistono diversi interventi che possono prevenire il ripresentarsi della situazione nelle settimane successive. Uno dei più efficaci è l’installazione di valvole termostatiche sui termosifoni che, oltre a regolare la temperatura stanza per stanza, impediscono la formazione di vortici interni che possono trattenere aria.

Queste valvole, mantenendo più stabile la temperatura in ingresso e in uscita, riducono significativamente le fluttuazioni di pressione che spesso favoriscono l’ingresso di aria nel circuito chiuso dell’impianto. Una causa ricorrente del ritorno di aria nei radiatori è rappresentata da una depressione nel circuito chiuso: se l’impianto perde anche solo qualche decilitro di acqua al giorno a causa di microperdite invisibili, tende automaticamente ad aspirare aria per compensazione.

Risparmio energetico e costi nascosti del malfunzionamento

Molte persone tendono a sottovalutare il problema, ignorandolo per mesi o addirittura intere stagioni di riscaldamento. Tuttavia, un radiatore che funziona male non solo raffredda la stanza in cui si trova, ma costringe l’intera caldaia a lavorare più a lungo e più intensamente per compensare la perdita di efficienza termica.

Questo squilibrio si traduce concretamente in bollette del gas più elevate, usura accelerata della pompa e dello scambiatore della caldaia, difficoltà nel rispettare i parametri energetici richiesti per accedere a eventuali bonus fiscali come l’Ecobonus, e micro-sbilanciamenti di pressione che possono causare blocchi di sicurezza o allarmi dell’impianto.

Una corretta pulizia interna dei radiatori, eseguita ogni quattro o cinque anni, elimina efficacemente fanghi e sedimenti che si accumulano naturalmente nel tempo e che rallentano il flusso dell’acqua causando zone fredde croniche. Questo intervento preventivo rappresenta un investimento che si ripaga attraverso una maggiore efficienza energetica e una minore usura dell’impianto.

Sfiatare i termosifoni regolarmente – idealmente una volta all’anno, prima dell’accensione stagionale del riscaldamento – diventa quindi una buona abitudine domestica. Si tratta di una delle rare operazioni di manutenzione casalinga che offre benefici immediati: spesso già la sera stessa si nota un miglior calore nella stanza, un funzionamento più silenzioso e uniforme dei radiatori e, nel medio periodo, una migliore efficienza complessiva del sistema.

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