Un record da Guinness per un ingegnere aerospaziale 60enne: 120 giorni nelle profondità marine di Panama. Una sfida estrema tra isolamento e adattamento psicologico.
Ingegnere aerospaziale mostra la sua vita sott’acqua durata 120 giorni: tra comfort e solitudine
Nonostante si trovasse a 11 metri sotto il livello del mare, Koch ha vissuto in una capsula dotata di tutti i comfort essenziali. Il suo alloggio era fornito di un letto, un bagno, una televisione e persino un computer con connessione a Internet. Grazie a una cyclette, ha potuto mantenere una routine di esercizio fisico per contrastare gli effetti della sedentarietà. Il suo habitat era collegato a una struttura situata sopra il livello del mare tramite un tubo verticale. Questo passaggio non solo permetteva il rifornimento di cibo e materiali, ma consentiva anche la presenza di un team di supporto, pronto a intervenire in caso di necessità. Tuttavia, le interazioni con il mondo esterno erano minime, rendendo l’esperienza di Koch un autentico esperimento di isolamento.
Per garantire la sua sicurezza, l’ingegnere era costantemente osservato da quattro telecamere di sorveglianza. Questi dispositivi registravano ogni momento della sua vita quotidiana, fornendo ai ricercatori dati fondamentali sul suo stato fisico e psicologico. Uno degli aspetti più critici dell’esperimento era infatti il benessere mentale. L’assenza di contatto umano diretto e la ripetizione quotidiana delle stesse attività potevano avere un impatto significativo sulla psiche. Tuttavia, Koch ha affrontato questa sfida con una mentalità positiva, trovando persino piacere nella calma e nel silenzio delle profondità marine.
Il progetto di Koch non si è limitato solo a un record personale. L’idea alla base della sua esperienza si ricollega al concetto di “seasteading“, un movimento che promuove la creazione di habitat autonomi in mare, al di fuori delle giurisdizioni statali. La visione è quella di un futuro in cui intere comunità potrebbero vivere su piattaforme galleggianti autosufficienti, sfuggendo ai vincoli delle nazioni terrestri. Alla fine della sua avventura, l’ingegnere ha celebrato il successo con una bottiglia di champagne e un tuffo nelle acque cristalline del Mar dei Caraibi. “È stata un’esperienza straordinaria. Ora che è finita, quasi mi dispiace di dover tornare alla vita normale. Ho davvero apprezzato il tempo trascorso qui sotto”, ha dichiarato alla BBC. Le sue parole dimostrano che, nonostante le difficoltà, la vita sott’acqua ha un fascino unico e inaspettato.