Sergio Rubini firma due visioni diverse della cultura italiana in due fiction Rai, da un lato Leopardi – Il poeta dell’infinito, dall’altro I Fratelli De Filippo mettono a confronto poesia e teatro, ma chi ne esce vincitore?
Ieri sera si è conclusa la fiction Rai Leopardi – Il poeta dell’infinito, diretta da Sergio Rubini. L’opera, nella sua seconda puntata, ha suscitato opinioni contrastanti per la scelta di focalizzarsi sull’ossessione del poeta con Fanny Targioni Tozzetti, anziché sul percorso esistenziale e letterario di Giacomo Leopardi. Nonostante le critiche, Rubini offre un Leopardi inedito: meno gobbo, meno pessimista e più pop. Questo approccio divide il pubblico. C’è chi apprezza la leggerezza e chi lamenta un tradimento della figura storica. Alcuni spettatori hanno trovato l’interpretazione dell’attore principale, Leonardo Maltese, poco convincente, mentre altri hanno elogiato il coraggio di presentare un Giacomo diverso dal solito.
In molti hanno richiamato l’altra opera targata Rubini: I Fratelli De Filippo. Presentata nel 2021, racconta le vicende personali di Eduardo, Peppino e Titina. A differenza di Leopardi, la storia dei De Filippo ha ottenuto consensi unanimi dopo la sua uscita televisiva. L’interpretazione di Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel e Domenico Pinelli ha conquistato pubblico e critica, con recensioni che parlano di emozioni intense e di un racconto verace. Perché I Fratelli De Filippo ha funzionato così bene mentre Leopardi no? La risposta potrebbe risiedere nel diverso equilibrio tra innovazione e fedeltà storica.
Leopardi – Il poeta dell’infinito vs I Fratelli De Filippo: Sergio Rubini e il rischio delle reinterpretazioni
Un elemento chiave del confronto è il modo in cui Rubini reinterpreta i suoi protagonisti. Con Leopardi, tenta un’operazione rischiosa: modernizzarlo e renderlo più accessibile. Questo Leopardi “figo” ha diviso: gli attori, da Cristiano Caccamo a Sara Cervi, passando per Giusy Buscemi, sembrerebbero essere stati accusati di essere caricaturali, e i dialoghi hanno fatto storcere il naso a molti. Alcuni parrebbero aver sottolineato come la rappresentazione della vita di Leopardi sia risultata poco credibile, soprattutto nei dettagli legati alla sua opera poetica e alla sua sessualità. Tuttavia, c’è chi ha apprezzato la scelta di umanizzare il poeta, allontanandolo dall’immagine di eterno pessimista.
Al contrario, ne I Fratelli De Filippo, Rubini ha messo al centro l’umanità dei personaggi senza stravolgere la loro identità. La scelta di concentrarsi sulle loro difficoltà personali ha creato una narrazione autentica e coinvolgente. Gli spettatori hanno percepito sincerità e rispetto per la storia, trasformando il film in un piccolo capolavoro. Inoltre, il film ha beneficiato di una recitazione straordinaria, capace di evocare empatia e commozione in ogni scena.
Il problema con Leopardi sembra essere legato a un eccesso di semplificazione. La complessità del poeta viene ridotta a dinamiche sentimentali, sacrificando la profondità della sua opera. Invece, con i De Filippo, Rubini è riuscito a bilanciare emozioni e verità storica, restituendo al pubblico un ritratto credibile e toccante. Questo equilibrio è stato fondamentale per il successo della fiction. Mentre I Fratelli De Filippo è stato definito un omaggio alla cultura teatrale italiana, Leopardi – Il poeta dell’infinito non convince del tutto. Rubini rischia di cadere nella trappola di voler innovare a tutti i costi, dimenticando l’importanza dell’autenticità. In conclusione, la sfida tra le due fiction è vinta dai De Filippo. La loro storia emoziona e celebra la tradizione senza rinunciare alla modernità. Per Leopardi, forse, il vero infinito rimane ancora da esplorare.