Ti senti troppo coinvolto in amore? Potrebbe esserci un motivo nascosto

Innamorarsi può essere una delle esperienze più belle della vita. Ma per alcune persone, l’amore non è solo passione: è ansia, paura dell’abbandono, bisogno costante di conferme.

Ti capita di sentirti troppo coinvolto troppo in fretta? Di avere la sensazione che, senza l’altro, tu non sia più “completo”? Se ti riconosci, potresti non essere “troppo sensibile” o “troppo emotivo”, come magari ti hanno detto. Potresti invece avere un modello di attaccamento ansioso: un meccanismo psicologico che si forma nelle prime relazioni affettive e che continua a influenzare la tua vita adulta, spesso senza che tu ne sia pienamente consapevole.

Molte persone con questo schema relazionale provano una connessione intensa fin da subito, ma anche una profonda insicurezza. Il cuore batte forte non solo per l’attrazione, ma anche per la paura: “mi lascerà?”, “gli/le interesso davvero?”, “sto facendo troppo?”. In queste dinamiche, anche piccoli segnali – un messaggio visualizzato ma non risposto, una serata in cui l’altro è distratto – diventano prove silenziose che qualcosa non va. L’intensità emotiva diventa quasi una lente d’ingrandimento, ingigantendo ogni segnale, positivo o negativo.

Le radici invisibili dell’ansia affettiva

Questo tipo di coinvolgimento nasce spesso da esperienze precoci in cui il bisogno di amore e sicurezza non è stato pienamente soddisfatto. Magari hai avuto genitori presenti ma imprevedibili, oppure sei cresciuto in un ambiente in cui il tuo valore sembrava dipendere da quanto ti comportavi bene o da quanto eri utile agli altri. In questi contesti, il messaggio che si interiorizza è semplice ma profondo: “l’amore va guadagnato, non è garantito”.

Il risultato? Da adulto, puoi tendere ad annullare i tuoi bisogni pur di mantenere la relazione. Oppure, senti il bisogno costante di rassicurazioni per calmare una tensione interna che non riesci a spiegarti. La parte più difficile è che spesso queste reazioni sembrano “logiche” nel momento in cui accadono. Ma con il tempo, possono portare a relazioni sbilanciate, dolorose o tossiche, in cui l’insicurezza prende il posto della fiducia.

Riconoscere non significa colpevolizzarsi

Comprendere che dietro al tuo modo di vivere l’amore ci può essere un modello di attaccamento ansioso non vuol dire darsi la colpa. Anzi, può essere il primo passo per costruire relazioni più sane, basate non sulla paura di perdere l’altro, ma sul piacere di esserci, liberi.

Lavorare su questi schemi non è semplice, ma è possibile. Con il supporto giusto – che sia una terapia, un percorso di consapevolezza o semplicemente un dialogo più onesto con te stesso – si può imparare a riconoscere quei segnali che prima scatenavano ansia e rispondere in modo diverso, più calmo, più adulto, più tuo. L’amore può essere un luogo di sicurezza, non di agitazione. E quel coinvolgimento che oggi ti sembra “troppo”, un giorno potrebbe diventare semplicemente vero.

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