Yakutia: il posto abitato più freddo della Terra

Hai mai sentito parlare di Yakutia? Nel cuore del gelo è il posto abitato famoso per le sue temperature a dir poco rigide.

A Oymyakon, un minuscolo villaggio nell’est della Siberia, le parole “freddo” e “inverno” assumono un significato completamente nuovo. Qui, nella regione russa della Repubblica di Sakha (Yakutia), l’inverno non è una stagione: è uno stile di vita. Con temperature che raggiungono i -50°C abitualmente e punte record di -67,7°C, Oymyakon è riconosciuto come il luogo abitato permanentemente più freddo del pianeta.

Ma come si vive in un posto dove l’inchiostro congela nella penna, la pelle si brucia se esposta per più di qualche minuto, e i cellulari si spengono appena fuori dalla tasca?

Un viaggio verso l’estremo

Raggiungere Oymyakon non è semplice. L’aeroporto più vicino si trova a Yakutsk, capoluogo della regione e già famoso per essere la città più fredda del mondo. Da lì, si affrontano due giorni di viaggio su strade ghiacciate, lungo la mitica “Strada delle Ossa”, così chiamata perché costruita da prigionieri dei gulag sovietici.

Durante il tragitto, il paesaggio cambia: le foreste si diradano, il cielo si fa grigio perenne, e l’unico colore dominante è il bianco. Il silenzio è assoluto, spezzato solo dal rumore metallico del motore diesel che non si spegne mai, per timore che non riparta più.

La vita sotto zero

Oymyakon conta circa 500 abitanti, molti dei quali discendenti di popoli indigeni siberiani. Nonostante il gelo, la vita continua: i bambini vanno a scuola fino a -52°C, mentre le case sono riscaldate con stufe a legna o a carbone. L’acqua non arriva via tubature: si raccoglie e si conserva ghiacciata in blocchi, poi si scioglie all’occorrenza.

I frigoriferi? Non servono. Gli alimenti, per lo più carne di renna, pesce congelato crudo (lo stroganina), latte di giumenta fermentato e bacche artiche, si conservano tranquillamente all’aperto, a temperature ben inferiori a quelle di un congelatore.

Una bellezza dura e pura

In inverno, il sole sorge tardi e tramonta presto. Le ore di luce sono poche, ma la neve riflette ogni raggio con una brillantezza irreale. Gli alberi sembrano scolpiti nel cristallo e il respiro si trasforma in ghiaccio prima ancora di dissiparsi nell’aria. È una bellezza silenziosa, austera, quasi ultraterrena.

Per chi ama la fotografia estrema, il luogo è un paradiso. Ma bisogna attrezzarsi: macchine fotografiche modificate, batterie tenute al caldo, guanti speciali. Anche un semplice clic può diventare una sfida fisica.

Perché andarci?

Perché Oymyakon non è solo freddo. È resilienza umana. È la dimostrazione che l’adattabilità non ha limiti. È un’esperienza che ti mette a nudo: lontano dal rumore del mondo, senza comfort, ti ricorda cosa significa davvero “essere vivi”. Visitare Oymyakon non è un viaggio turistico. È una spedizione interiore. È guardare l’estremo e scoprire che, anche lì, c’è calore: nei sorrisi delle persone, nell’ospitalità sincera, e nella bellezza selvaggia di una terra dove il tempo sembra essersi fermato.

Consigli pratici (se osi andarci)

  • Quando: gennaio-febbraio sono i mesi più freddi, ideali per chi vuole “il vero gelo”.

  • Come: voli per Yakutsk, poi auto privata con guida locale esperta.

  • Cosa portare: abbigliamento da spedizione artica (strati in lana, piumini, scarponi con interno in feltro, passamontagna).

  • Con chi: affidati a tour operator specializzati nei viaggi estremi.

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